
Frederick Forsyth è stato pilota della Raf, agente segreto, giornalista, ma soprattutto scrittore con oltre 70 milioni di copie vendute
Pilota-ragazzino della Raf, poi reporter, spia sotto copertura per conto dei servizi segreti di Sua Maestà e infine scrittore di bestseller venduti in oltre 70 milioni di copie in tutto il pianeta. È stata senza dubbio una vita avventurosa quella di Frederick Forsyth, morto ieri a 86 anni. Una vita confluita negli intrecci mozzafiato di una ventina di romanzi in grado d’inchiodare con il loro realismo elettrizzante schiere di appassionati del genere della spy story. A dare la notizia ai media del Regno Unito è stato il suo agente letterario Jonathan Lloyd, della Curtis Brown. "Piangiamo uno dei più grandi scrittori di thriller del mondo", ha sottolineato Lloyd, anticipando il tenore dei messaggi di cordoglio seguiti a stretto giro da figure del mondo della cultura britannica e internazionale, da personalità pubbliche, da esponenti delle istituzioni come dello show business. E della case reale che lo aveva infine decorato con il titolo di Commander of the Order of the British Empire. Riconoscimenti difficili da contestare. E non solo per i numeri che hanno scandito nei decenni il successo di narratore di Forsyth (riflessosi pure in trasposizioni cinematografiche non meno fortunate).
Riconoscimento dietro i quali si staglia una vicenda umana il cui filo conduttore è stato probabilmente il talento di svelare segreti. L’ultimo dei quali riferito a se stesso, con l’ammissione diretta e definitiva, dieci anni fa, sul proprio passato nel Secret Intelligence Service, il leggendario MI6 britannico incarnato al cinema dalla saga di 007: un po’ come John Le Carré o Graham Green prima di lui. La sua autobiografia – The Outsider, My Life In Intrigue – è il racconto senza più omissis di un percorso di vita senz’altro non comune, dalla nascita nel 1938 nel tranquillo Kent inglese all’università in Spagna, fino all’avventura da pilota della Raf (il più giovane mai arruolato fino ad allora nel Regno) o a quelle da giornalista al di là del Muro di Berlino e poi di inviato di guerra nell’Africa degli anni ‘60.
E in ultimo alla reincarnazione come scrittore, suggellata, a partire dal 1970, da titoli destinati a fare epoca quali Il giorno dello Sciacallo, Dossier Odessa, I mastini della guerra o Il quarto protocollo. Una parabola "degna davvero di James Bond" anche nelle sue attività di reporter, di testimone, di segugio di conflitti e cospirazioni, come ebbe a notare a suo tempo il Daily Telegraph. A partire dagli anni giovanili che lo videro occuparsi come giornalista investigativo del complotto ordito dall’Oas in Francia per assassinare Charles De Gaulle (successivamente al centro del Giorno dello Sciacallo) e quindi corrispondente per conto della Reuters dalla Germania est e dalla Cecoslovacchia.