Martedì 23 Aprile 2024

Florio Dynasty: la leonessa che salvò gli ebrei

La figlia Costanza ricorda Giulia, ultima grande della famiglia siciliana, morta nel 1989. "Anticipò i tempi: credeva nelle donne e nell’Europa".

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di Anna Mangiarotti

Grandiosa dinastia di Leoni, altrimenti detti Gattopardi, i siciliani Florio. Giulia Florio (1909-1989), familiarmente Giugiù, è L’ultima leonessa. Le assegna il riconoscimento la figlia Costanza Afan de Rivera Costaguti, così titolando un volume di esclusive memorie personali (Sperling & Kupfer). I Florio hanno fatto la storia economica della Sicilia, con un piccolo impero che andava dai vini ai trasporti marittimi, dall’industria del tonno al turismo.

Finito il tempo dei Gattopardi, sostituiti da "sciacalletti e iene" secondo la profezia del principe di Salina, resta, Donna Costanza, solo il ricordo?

"Quando mi sono resa conto che anche la memoria della mia famiglia era stata affossata, l’amore mi ha spinto a rivendicarne la dignità. Me ne sono resa conto andando a parlare nelle scuole. Gli adolescenti, consapevoli di ignorare le proprie radici, mi interrogavano: perché non troviamo i Florio nei libri di storia?".

In un recente romanzo di grande successo, I leoni di Sicilia, li ha fatti riscoprire, alle origini della loro ascesa, dal 1799, Stefania Auci.

"Infatti siamo diventate amiche. E mi ha annunciato per dicembre il sequel della saga, dedicato alla generazione dei miei nonni, Ignazio Florio e Franca. Lei, famosa per la sua bellezza: occhi, abiti, collane di perle sterminate. Invidiatissima. Neppure una stradina di Palermo, vicino al Villino Florio, hanno voluto intitolarle".

Per D’Annunzio, "l’unica", anche perché inespugnabile. Troppo innamorata del marito, che pur la tradiva. "Stella d’Italia", per l’imperatore austroungarico. Ma cosa ignora il grande pubblico della divina Franca, del celeberrimo ritratto di Boldini?

"La generosità. No, lo diceva ai seduttori. Sì, sempre, a chi le chiedeva aiuto. Il mio libro si apre mentre lei si precipita in soccorso dei terremotati di Messina, sullo yacht più lussuoso: carico di abiti, coperte, scatoloni di garze, disinfettanti, medicinali. Le bambole che portava da Parigi erano anche per le bambine dei meno abbienti".

La storia si fa sui documenti. Verosimile che conserviate un archivio?

"Certo, ma le carte le lasciamo ancora riposare, sotto chiave. In questo, ci riconosciamo tirchi".

Indebolimento dell’esportazione di materie prime e colture tipiche, insidiate dalla competitività di altre economie mediterranee e dagli Stati Uniti. Uscito di scena Crispi (che dei Florio fu avvocato), il governo italiano privilegiò aree assai distanti dalla Sicilia...

Lei racconta storicamente il declino dell’impero Florio all’inizio del ’900.

"Glielo dico in tre parole: l’invidia del Nord. I pecorari e raccoglitori di riso del Settentrione miravano al nostro sole e alle nostre fabbriche, smontate mattone per mattone".

Perché allora suo nonno, che sognava di aggregare in un partito politico siciliano i nuovi interessi degli industriali e dei proprietari borghesi, in contrapposizione ai vecchi latifondisti eredi dei feudatari, non lo fece?

"Raddrizzare le sorti con la politica è una follia. Un po’ tutti l’abbiamo condivisa. Io, andando in

piazza con i jeans strappati, da hippie di destra. Mia madre, con ben altra eleganza".

In segreto Giulia Florio salvò molti ebrei del ghetto romano dai rastrellamenti nazisti. Poi?

"Ho voluto ricordare il suo impegno nell’associazione, priva di legami di partito, che intendeva

preparare le donne a esercitare con coscienza e cognizione di causa il loro finalmente concesso diritto al voto. Girare per l’Italia a questo scopo, allora, sembrava una follia da suffragetta".

Sembrava una follia anche il sogno di un’Europa unita, ancorata alla civiltà occidentale?

"Per fortuna “l’ultima leonessa” è morta prima di scoprire com’è sfumato quel sogno".

Siciliana è la parola italiana più conosciuta in Europa, e nel mondo: mafia. Perché non si trova nel suo libro?

"La vera “Mafia” che una volta sostituiva lo Stato latitante in Sicilia, è finita con l’arrivo dall’America della droga e della prostituzione. Adesso, la criminalità organizzata è uguale in tutta Italia. Mai quella mafia avrebbe ucciso donne e bambini. Mai, per eliminare una persona, avrebbe ucciso anche quelli che stavano attorno".

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