Giovedì 18 Aprile 2024

Fiona May debutta nel teatro. "Recito correndo: è la mia sfida"

L'esordio della due volte campionessa mondiale di salto in lungo al Todi Festival con "Maratona di New York"

Fiona May (Newpress)

Fiona May (Newpress)

Todi (Perugia), 20 agosto 2018 - La terza vita di Fiona May è sul palcoscenico di un teatro e comincia al Todi Festival. Dopo essere stata infatti campionessa di salto in lungo, due volte mondiale (Göteborg 1995, Edmonton 2001), protagonista di serie televisive e cortometraggi (Butta la luna e Guinea Pig), ora sarà una delle due protagoniste della versione al femminile di Maratona di New York, un classico contemporaneo di Edoardo Erba, che debutta al teatro Comunale della cittadina umbra il 25 agosto. Testo che ha compiuto un quarto di secolo, originariamente interpretato da Luca Zingaretti e Bruno Armando, racconta due storie di vita che si intrecciano durante la celebre corsa nel cuore della Grande Mela. Sono numeri impressionanti quelli che Maratona di New York ha messo in fila: si tratta di un testo tradotto in diciassette lingue, pubblicato in otto, messo in scena praticamente in tutto il mondo, da Roma, Edimburgo, Londra, Parigi, Barcellona, Buenos Aires, fino a Tel Aviv, Wellington, Sidney, Boston e Bombay, tanto per ricordare alcune tra le sue tappe più importanti. A recitare, correndo per un’oretta, con Fiona May ci sarà Luisa Cattaneo, dirette dal regista Andrea Bruno Savelli.

Fiona May, come è nato il suo rapporto con il teatro?

"È nato grazie ad Andrea Savelli, che mi ha proposto una parte nello spettacolo. Quando me lo ha chiesto mi sono presa qualche settimana per pensare. Lui era così convinto che alla fine ho detto di sì. Mi pare una cosa molto bella e particolare da recitare".

Finora che rapporti ha avuto con la scena dal vivo?

"Solo a scuola, in Inghilterra, dove ho fatto anche danza. È stato tanto tempo fa. Poi la mia vita è cambiata e lo sport ha assorbito tutto il resto. Adesso, quando ho tempo, ogni tanto vado a teatro. Recentemente ho seguito Anastasia, mia figlia più piccola, che ha recitato in una versione de Il mago di Oz, e anchela primogenita Larissa da piccola ha fatto teatro. Il lavoro e la carriera non sono facili da conciliare con altro".

Come si sta preparando al suo debutto?

"L’ho presa come una sfida, lavorando sodo come al solito. Ho studiato e sto facendo tante prove. L’approccio è il solito per me: da professionista. Sto imparando molto anche da Luisa Cattaneo, che mi aiuta tantissimo. Ho tanto rispetto per attori come lei".

Quali sono le cose che le sono piaciute di più e quelle più difficili di questa esperienza?

"Ne parliamo dopo il debutto. Di sicuro sono in scena per lavorare, non per giocare. Altrimenti non l’avrei mai fatto".

In questo allestimento siete due donne. Cosa cambia rispetto all’originale?

"Cambia tanto, donne e uomini sono diversi. Ci è stata data l’opportunità di far uscire fuori quello che siamo. Abbiamo le nostre emozioni, il nostro sguardo sul mondo. L’approccio alle cose è completamente diverso".

Come giudica il suo personaggio?

"Bello, ma lo guardo come qualcosa su cui lavorare sopra. Cioè non importa se mi piace o meno, perché il mio compito è tirare fuori quello che rappresenta. Ogni attore deve fare questo tipo di lavoro, per rendere il suo personaggio più credibile".

Il suo passato da atleta l’aiuta ad affrontare una platea di spettatori?

"Certo. In teatro ci sono trecento, quattrocento persone, io sono abituata agli stadi dove ci sono decine di migliaia di spettatori, e milioni seguono la gara in televisione. Ma, come nei salti, in teatro non si può sbagliare. C’è solo una chance e devi pensare a cosa fare per vincere la medaglia".

Quali sono i punti di contatto tra teatro e sport?

"Entrambi danno la possibilità alle persone di essere professioniste e di far vedere culture diverse da quelle di appartenenza. Andrebbero legati ancora di più. E stiamo a vedere adesso cosa dice il pubblico, io sono molto aperta".

Quanto è complicato correre e recitare insieme?

"Non è facile. Bisogna trovare il ritmo del respiro, della recitazione, ed essere sciolta. È una cosa molto particolare, e altrettanto faticosa. Ma allo stesso tempo molto bella".

C’è un messaggio in questo spettacolo?

"Che le donne esistono. Siamo diverse dagli uomini, ma abbiamo anche una voce. Le donne oggi sono ancora troppo poco ascoltate, almeno dove sono passata io in questi anni. Per arrivare ad ascoltarle e rispettarle c’è ancora tanto da fare".

Se l’immagina un futuro ancora in teatro?

"E perché no?".

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