Mercoledì 24 Aprile 2024

Finisce la Fuga degli spartiti di Bach

La preziosissima prima edizione dell’opera omnia del compositore appartenuta a Mahler trova casa nell’Archivio di Lipsia

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di Roberto Giardina

Da una capanna in Alto Adige torna infine a casa dopo oltre un secolo un tesoro della cultura europea. È costato 120mila euro, ma il valore per chi ama la musica è inestimabile. L’Archivio Bach a Lipsia ha acquistato l’opera omnia del compositore, 59 volumi, ed è incredibile come non ne fosse ancora in possesso.

Una lunga storia, dall’inizio del XX secolo, attraverso due guerre e la dittatura nazista. Peter Wollny, il direttore dell’archivio, non riusciva a trattenere l’emozione nel dare la notizia. I volumi, elegantemente rilegati in stile Art Nouveau, riportano le minute annotazioni di Gustav Mahler, compositore e direttore d’orchestra, e sono una testimonianza unica di come la musica di Bach fosse recepita ed eseguita alla fine dell’Ottocento.

Li teneva nella sua capanna vicino alla villa a Toblach (Dobbiaco), in Val Pusteria, insieme con le opere di Goethe, dove trascorreva le estati. Se ne stava in solitudine per non essere disturbato dalla moglie Alma e dalla famiglia. Vi trascorse le ultime vacanze nel 1910, giorni poco tranquilli turbati dal tradimento di Alma, di quasi vent’anni più giovane, affascinata dall’architetto Walter Gropius.

Mahler lascia Toblach per consultare Sigmund Freud, un’unica seduta di quattro ore. Il professore non lo può aiutare, e se ne va in vacanza in Sicilia. Il compositore muore nel maggio seguente, a poco più di 50 anni. Alma continua a collezionare uomini geniali, ha una tempestosa relazione con il pittore Oskar Kokoschka, alla fine preferisce il più tranquillo Gropius, di nuovo vedova, sposa lo scrittore Franz Werfel, che è ebreo.

Per sfuggire ai nazisti emigrano in California, ed è probabile che i 59 volumi siano rimasti in Austria. Alma muore nel 1964, e li eredita la figlia, e alla sua morte passano la nipote, che li mette all’asta nel 1992.

Li compra Sir Ralph Korn, un ricco imprenditore, nato a Lipsia: "Sono ebreo, spiegò, e amavo Bach, la sua musica mi aiutato a sopravvivere al nazismo. Ho voluto che restassero in Europa, fanno parte della nostra storia, di ognuno di noi, anche di chi non sa leggere una nota".

Muore nel 2016, e i suoi eredi hanno accettato l’offerta dell’archivio, poco più di duemila euro a volume, anche se probabilmente a un’asta avrebbero ottenuto una cifra più elevata.

La musica di Johann Sebastian fu quasi dimenticata dopo la sua morte, nel 1750 a 65 anni. La riscoperta comincia oltre un secolo dopo, a metà dell’Ottocento, e le note di Mahler sono preziose per comprendere come fosse recepita e eseguita. Ad esempio, nella Fuga Bach non dà indicazioni sui tempi di esecuzione.

La prima opera omnia viene pubblicata a Lipsia a partire dal 1851, dal’editore Breitkopf & Härtel, e non sarà ancora completa alla fine del secolo. Mahler per due anni fu Kapellmeister a Lipsia, dal 1886 al 1888, ed è probabile che in questo periodo abbia acquistato gli spartiti di Bach. La sua raccolta non è completa, manca il quarto volume con la Passione secondo Matteo, andato smarrito, e l’ultimo che venne pubblicato dopo la sua morte.

La raccolta sarà consultabile dagli studiosi di tutto il mondo, ha promesso Peter Wollny. Grazie alle annotazioni di Mahler, si potrà immaginare come avrà eseguito Bach, dato che mancano le registrazioni, benché al suo tempo fossero tecnicamente quasi perfette. Dal 1999 l’Archivio organizza ogni anno il Bachfestival, sempre a tema diverso, con circa cento eventi: ancora oggi – in tempi normali, non sotto Covid – più di 70.000 visitatori vengono ogni anno al Festival per ascoltare la musica di Bach dove è stata composta originariamente.

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