Giovedì 25 Aprile 2024

Fine dell’Urss: furono gli Scorpions o la Cia?

Trent’anni fa “Wind of Change” divenne l’inno del crollo della cortina di ferro. E c’è ancora chi dice che venne scritta dall’Intelligence Usa

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di Riccardo Jannello

Quando la puntina del giradischi diffondeva gli Scorpions era un mondo diverso, fatto di poesia più che tecnologia, di ideologia più che partitocrazia, di sogni più che dura realtà. Un mondo che in Europa era diviso in due da un Muro e che viveva la Guerra Fredda con sudore e brividi. Furono loro – paladini del metal e dell’hard rock, ma capaci anche di ballads profonde – a capire e a dimostrare che la musica, la poesia, l’arte possono stimolare i popoli, servire a dare una svolta. Infatti uno dei brani più noti degli Scorpions ha un titolo emblematico, "Vento del cambiamento", e una storia complessa e ancora molto chiacchierata con l’ombra complottista dei servizi segreti.

L’uscita del singolo Wind of change è di trent’anni fa. Tratto dall’album Crazy World, fine 1990, ha venduto circa 15 milioni di copie, record per l’industria discografica tedesca. In quel 1991 Michail Gorbacev era presidente dell’Urss dopo essere stato dal 1985 primo segretario del Pcus. La sua Glasnost portava verso la fine della dittatura comunista. La Perestrojka lo portò al Nobel per la Pace. Gli Scorpions erano stati in Unione Sovietica già nel 1988: dieci date a Leningrado (dal 1991 San Pietroburgo) con 350mila spettatori; l’anno dopo sono al Moscow Music Peace Festival allo stadio Lenin, evento che solo pochi anni prima sarebbe stato impossibile. Con loro fra gli altri Bon Jovi e Ozzy Osbourne per il delirio di 260mila fan impazziti.

"Quando ho visto piangere i soldati dell’Armata Rossa mentre cantavamo Holiday – disse il cantante Klaus Meine – ho capito quel che stava succedendo". E arrivò l’ispirazione per Wind of change: "Seguo la Moskva giù al Gorky Park ascoltando il vento del cambiamento una notte d’agosto, i soldati passano oltre ascoltando il vento del cambiamento".

Un fremito nelle vene dei moscoviti, un sasso in un mondo che cambia: era agosto 1989, tre mesi dopo cadeva il Muro di Berlino e cambiava tutto. Ma ogni medaglia ha sempre un’altra faccia: c’è chi sostiene che Meine e Rudolf Schenker, il fondatore della band, fossero al soldo della Cia e che quel testo così mordente e rivoluzionario fosse stato scritto da ghostwriter basati a Langley, Virginia, impegnati – sotto la guida del direttore George J. Tenet – a inculcare nei giovani cuori sovietici e nelle loro menti l’idea che "il mondo è vicino, avresti mai pensato che noi potessimo essere così vicini, come fratelli?". Una bomba contro la cortina di ferro e in fondo un attacco, se così fosse, riuscito.

L’affaire Cia è tornata prepotentemente fuori per un filmato apparso su Spotify a maggio 2020. "Ho fatto – racconta Meine – un’intervista con un tale Patrick Keefe. A un certo punto mi chiede: “Klaus, hai mai sentito la storia che Wind of change sia stata scritta dalla Cia?”. Sono scoppiato a ridere e gli ho detto: amico mio, pensi di fare un’intervista a un cantautore o a una spia?". Meine pensava che si trattasse di uno scherzo, ma Keefe, autore poi del podcast che ha preso il titolo della canzone, ha talmente insistito "che mi è sembrato che volesse fare sul serio. È una storia molto divertente e davvero folle, ma non è affatto vera. Si tratta di una fake news!".

In un’intervista al The Jamieson Show nello scorso dicembre il cantante degli Scorpions è tornato a difendere l’originalità del testo. "Io mi vergognerei se andassi in giro a raccontare una storia del genere, non conosco nessuno che possa crederci. Anche se – pur da un altro punto di vista – il fatto che qualcuno possa arrivare a pensare che Wind of change sia stata un’arma per combattere il comunismo, dimostra quanto la musica possa essere potente". Musica potente che la Cia usa bombardando le orecchie durante le sessioni di tortura. E viene fuori che a tutto volume i Metallica e Britney Spears, Marilyn Manson e Los del Rio, Eminem e il dinosauro Barney possono fare confessare i prigionieri. Wind of change non c’è nella playlist; in fondo, pensano a Langley, ha già realizzato il suo compito.

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