Giovedì 18 Aprile 2024

Ferlinghetti, l'ultimo dei Beat. Quando la poesia era un urlo di libertà

Il maestro morto a 101 anni: editore di riferimento di Ginsberg e Kerouac, è stato uno dei padri fondatori della controcultura americana

Lawrence Ferlinghetti è morto ieri: aveva 101 anni, compiuti nel marzo scorso

Lawrence Ferlinghetti è morto ieri: aveva 101 anni, compiuti nel marzo scorso

Emozionante, qualche decennio fa, varcare la soglia di City Lights Bookstore, al 261 di Columbus Avenue, all’angolo con Broadway Street, nel quartiere italiano di San Francisco denominato North Beach, anche nella storia della musica per la presenza di Fugazi, piccolo teatro e night club nella seconda metà del secolo scorso animato dagli artisti dell’avanguardia di quegli anni incendiari. Varcata, quella soglia, per realizzare un sogno giovanile: acquistare lÌ una copia di Howl di Allen Ginsberg, il poema simbolo della Beat Generation.

Lì, nella libreria creata nel 1953 da Lawrence Ferlinghetti, l’editore che sfidò maestrine puritane e giudici parrucconi pubblicando quel pugno di pagine che, in lotta sul ring dell’impudicizia, chiamiamola così, con i Tropici di Miller, rivoluzionò la letteratura a stelle e strisce. Lawrence Ferlinghetti è morto ieri, all’età di ben 101 anni: malattia polmonare, non Covid, ha precisato il figlio Lorenzo.

Ultimo grandissimo vecchio della San Francisco Renaissance. Editore e protettore dei guru della controcultura americana: emblematica la fotografia in cui li teneva radunati sotto un enorme ombrellone. Nato il 24 marzo 1919 a Yonkers, nello Stato di New York, Ferlinghetti aveva trascorso l’infanzia in Francia, affidato a una zia dopo il ricovero della madre in manicomio – come la madre di Ginsberg, la Naomi evocata nel magnifico Kaddidsh, dall’inizio folgorante: "Strano ora pensare a te andata senza busti e occhi...".

Studi da giornalista, completati alla fucina della Columbia Unuversity – avanti con i rimandi agli amici... –. Arruolato nella U.S.Navy, partecipò allo sbarco in Normandia ed ebbe l’occasipne, atroce, di vedere Nagasaki a pochi giorni dallo sgancio della bomba atomica. Quella visione lo rese per sempre un "pacifista radicale". Rientrato a Parigi, dove ottenne un dottorato alla Sorbona, visse un incontro fondamentale per la sua vita: il poeta Kenneth Rexroth lo convinse a trasferirsi a San Francisco. E fu il vero inizio dell’avventura artistica di Ferlinghetti.

Critico letterario, insegnante di francese, anche pittore, Lawrence Ferlinghetti fondò, come detto, la City Lights, omaggio alle Luci della città di Chaplin – Firenze ospita l’unica “succursale” italiana. "Ferlinghetti è stato il nostro eroe – lo hanno ricordato ieri i suoi collaboratori della libreria americana –. È stato determinante nel democratizzare la nostra letteratura creando (con Peter D. Martin) la prima libreria tascabile del paese, facendo saltare un movimento per rendere ampiamente disponibili libri di qualità diversi ed economici". Grande amico di Nanda Pivano, Ferlinghetti non fu solo editore: le sue poesie raccolte in Coney Island della Mente, pubblicate nel 1958, ma da New Directions, vennero lette da almeno un milione delle "menti migliori" della sua generazione, quelle infelicemente "affamate, nude, isteriche".

Essenzialmente poeta, Ferlinghetti. Surrealista di concreto realismo. Da Il senso segreto delle cose: “Un ragazzetto ebreo faccia storta si siede sul basamento di pietra della statua Anche la madre cicciona si siede lì con una borsa nera e scarpe strane (foto di ’Allen Ginsberg & sua madre Esposizione Universale di NY del 1939’ flash nel film della memoria)“. Ma poi: “Non c’è nulla di fortuito dicono i post-freudiani“.

Poeta, ma anche narratore. Indimenticabile il suo Lei, storia d’amore trasformata magistralmente in un lungo flusso di coscienza, senza un punto, senza una virgola, neppure all’inizio, neppure alla fine, anzi, la tentazione di tornare subito a rileggerlo. Così è assolutamente privo di punteggiatura il suo Little Boy, autobiografia di un ragazzo centenario, uscita appunto nel 2019. Preceduto da Scrivendo sulla strada, ovvero Diari di viaggio e di letteratura, opera che raccoglie gli scritti di cinquant’anni di corse su navi, aerei, treni a vapore, dalla Cuba di Fidel Castro a Marrakech al chissà-dove con Ezra Pound.

Onestamente non ricordiamo se è citata l’avventura sconcertante in un’Italia di raro provincialismo: Ferlinghetti fermato dalla polizia mentre si aggirava per un paesino cercando di individuare la casa dei suoi antenati. La storia della sua famiglia ha sempre intrigato il poeta: il padre non gli aveva lasciato altro che il suo nome, Carlo Leopoldo Ferlinghetti. Cognome che Lawrence adottò letterariamente solo nel 1955; prima si firmava “Ferling”.

 

 

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