
Fenomeno “The Chosen“: "Il nostro Gesù, un uomo tra gli uomini". In sala la serie record
The Chosen, il prescelto, è la prima serie tv internazionale sulla figura di Gesù, se si esclude l’indimenticabile Gesù di Nazareth, la miniserie diretta nel 1977 da Franco Zeffirelli. Questa nuova serie, quasi mezzo secolo dopo, ha due particolarità: sta ottenendo visualizzazioni record (200 milioni di spettatori in tutto il mondo; oltre 770 milioni di visualizzazioni di singoli episodi) e nasce "dal basso", grazie a un crowdfunding, alle donazioni e all’impegno di migliaia di persone. In tutto saranno 7 stagioni, di cui tre già girate e la quarta in arrivo: dal 14 al 18 giugno usciranno nelle sale italiane i primi due episodi di quest’ultima. Intanto, la serie è già stata doppiata in 50 lingue, anche se l’obiettivo è di tradurla in tutte le lingue del mondo; in Italia è visibile sul sito di The Chosen, sulla App dedicata, su Netflix e, in chiaro, su Tv 2000. Dietro questo ambizioso, enorme progetto c’è un ragazzone americano, Dallas Jenkins. È lui che ha ideato la serie, ed è lui che ha scritto, prodotto e diretto gli episodi – finora ne sono stati girati 26, con set nello Utah e in Texas. Figlio di un romanziere di successo, sorretto da una incrollabile fede in Dio, Dallas Jenkins si è sentito chiamato dal Signore a creare prodotti audiovisivi di ispirazione cristiana. E ha sentito come propria missione quella di creare "film cristiani di qualità".
La serie The Chosen è partita nel 2018. È uno dei più costosi prodotti nati da un crowfunding di tutti i tempi. Jenkins, 49 anni, cristiano evangelico, sposato con 4 figli, ha detto che non guadagnerà un centesimo, fino a quando tutti gli investitori non riprenderanno i loro investimenti, più il 20 per cento: finora quasi 100 milioni di dollari di spese di produzione per quattro stagioni sono stati raccolti grazie al supporto degli spettatori. Abbiamo incontrato, in collegamento Zoom, uno degli attori della serie: Alaa Safi, che interpreta Simone lo Zelota. Alaa, quarant’anni, è nato in Francia, da genitori marocchini: ha iniziato la sua carriera nel cinema come stuntman, avendo praticato molte arti marziali. È entrato in The Chosen dalla seconda stagione. È sposato con una italiana, l’attrice Elena Borgogni.
Alaa, come è stato il suo approccio alla serie? E in particolare, chi è Simone lo Zelota, il personaggio che interpreta?
"Il mio approccio con la serie è stato molto libero. Io non sono cristiano, e non ho una cultura religiosa, quindi sono entrato nella serie da laico. Mi sono accorto che vi partecipano attori e tecnici di ogni fede, di ogni provenienza religiosa e geografica".
E il suo personaggio?
"Simone lo Zelota è uno degli apostoli meno conosciuti. Sono poche le notizie sulle sue origini, sulla sua attività e sulla sua morte. È anche l’unico che apparteneva a un movimento politico, quello degli Zeloti, conservatori delle tradizioni ebraiche, disposti a difendere la libertà dallo straniero anche con le armi. Per immaginarlo, ho pensato a un uomo coraggioso, forte. Ho attinto alle mie esperienze con le arti marziali, con la filosofia Zen, ho pensato alla cultura dei samurai".
Che cosa la ha colpita, nel girare la serie e nel vederla?
"Il fatto che normalmente si sottolinea sempre la deità di Cristo, come se Gesù fosse un personaggio irraggiungibile. E invece The Chosen ci racconta Gesù come un uomo, in tutto e per tutto. Questo lo rende più vicino, emotivamente, a tutti noi".
Il set nel quale avete girato qual era?
"Abbiamo girato in Texas, dove è stata ricostruita Cafarnao, ispirandosi a Pompei e a Ercolano, le cui rovine sono le più perfette testimonianze della architettura romana all’epoca di Cristo".
Il Papa ha visto questa serie?
"Sì: il referente italiano per la serie, Giovanni Zappalà, ha incontrato papa Francesco".