Mercoledì 24 Aprile 2024

La famiglia reale, un ritratto è per sempre

Fotografia d'autore nell'era degli scatti usa e getta. Il maestro Faccincani: "Ma un dipinto vale di più"

Il ritratto della famiglia reale inglese (Ansa)

Il ritratto della famiglia reale inglese (Ansa)

Roma, 17 luglio 2018 - Un ritratto è per sempre, come un diamante, mentre una foto ferma l’istante ma poi passa. Parola del maestro Athos Faccincani, che con i suoi pennelli ha immortalato personaggi come il cantante Frank Sinatra, l’attrice Kim Novak, ma anche l’ex capo di Stato Sandro Pertini.

Nato a Peschiera del Garda nel ’51, il maestro Faccincani, famoso per i paesaggi dai colori puri e accesi in stile impressionismo rivisitato, è un profondo conoscitore delle tecniche del ritratto. Agli inizi ha lavorato nello studio di Pio Semeghini, apprendendo segreti e competenze della figura vera, la figura realista. Nell’era dei selfie e delle foto usa e getta, Faccincani ricorda che il ritratto non è soltanto la rappresentazione esteriore di una persona, ma anche la «raffigurazione dell’anima», aspetto che una foto non è in grado di far emergere.

E, allora, ecco che gli scatti ufficiali della famiglia reale inglese in occasione del battesimo del terzo figlio di William e Kate, il principino Louis Arthur Charles, sono sicuramente al passo con i tempi. Ma destinati a finire presto nel dimenticatoio.

Maestro, lei farebbe il ritratto alla royal family? «Se mi cercasse la regina Elisabetta II non potrei dire di no. Magari la raffigurerei assieme al marito, il principe Filippo. D’altronde non sarebbe la prima volta che immortalo dei reali, ho già fatto il ritratto del principe Alberto di Monaco. Ma, al di là dei titoli nobiliari, l’opera devo sentirla mia altrimenti preferisco non farla».

Mi scusi, in che senso deve sentirla sua? «La persona deve trasmettere emozioni, mi deve piacere. Scavando più a fondo della bellezza e dell’esteriorità, devo rimanere colpito dai valori interiori di questa persona. Perché io dipingo l’anima. Il ritratto non è soltanto tecnica pittorica, è qualcosa di più profondo che esce dalla coscienza, dalla spiritualità, che solo l’arte riesce a trasmettere».

La fotografia è arte? «Direi di sì: è l’arte di un momento, di un secondo. Un dipinto resta nel tempo perché è fatto dal cuore. Il ritratto devi iniziarlo e poi condurlo a un fine. Tutto ciò non può farlo una fotografia. A casa mia non c’è mai stata una macchina fotografica, eppure sono amico di tantissimi personaggi del jet-set americano. Ma non ho mai sentito l’esigenza di fare una foto con loro».

E come si spiega la moda di oggi di scattare in continuazione e poi condividere sui social? «Perché tutti vogliono sentirsi belli, importanti e dimostrare una gioia che interiormente forse non hanno».

Esiste ancora la cultura del ritratto? «No, esiste la cultura dell’immagine».

Ma il ritratto resta comunque una forma d’arte molto richiesta? «Sì, quello sì. I committenti sono persone con una più ampia disponibilità economica e che hanno un forte legame con l’arte. Commissionano un ritratto per avere una rappresentazione psicologica dell’artista che già conoscono e di cui hanno già altre opere».

Ha realizzato ritratti per i più grandi del cinema, del mondo dello spettacolo e della politica. Ma c’è qualcuno che le manca e che vorrebbe realizzare? «Mi piacerebbero Gigi Proietti e Giancarlo Giannini. Ma anche Renzo Arbore, che è un mio grande collezionista».

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