Giovedì 18 Aprile 2024

Fabio Rovazzi: "Non sarò mai un cantante ma faccio quello che voglio"

Il videomaker punta sulla fiducia in se stesso: è il mio talento. "Sul web ho vinto perché ho costruito un immaginario unico". La prossima sfida è il debutto su Raiuno con Fiorello

Fabio Rovazzi (Ansa)

Fabio Rovazzi (Ansa)

Milano, 12 agosto 2018 - Certo, certissimo, anzi… probabile. Chiedendogli di affiancarlo nel nuovo show che lo riporta su RaiUno il lunedì sera da metà novembre, Fiorello gli avrebbe fatto una di quelle proposte che non si possono rifiutare. E lui, Fabio Rovazzi, 24 anni, sembra a un passo dal dire di sì. Ma c’è pure chi lo immagina giudice ad Amici. Intanto, tra un party in piscina per il compleanno di J-Ax e il lavoro sullo storyboard del prossimo singolo, il videomaker di Lambrate continua a godersi il successo dell’ultima fatica Faccio quello che voglio e relativo corto, oltre 14 milioni e mezzo di visualizzazioni, girato con la complicità di vip come Morandi, Al Bano, Cracco, Ramazzotti, Rita Pavone, Boldi...

All’anagrafe lei rimane Fabio Piccolrovazzi.

«Sì, portatore sano di cognome strano. Si tratta di un cognome trentino-austriaco italianizzato: Roaz, Piccolroaz, Piccolrovazzi e alla fine, per me, solo Rovazzi».

Quanto c’è nel suo carattere di mitteleuropeo?

«Pochissimo, perché sono milanese purosangue. Diciamo che rispetto a tanti miei coetanei ho, forse, una visione un po’ più allargata; se nel web ho vinto è perché sono riuscito a costruire un mio immaginario».

Come sceglie gli ospiti dei suoi video?

«È tutto abbastanza casuale. Conosco delle persone nella vita di tutti i giorni che poi, mentre scrivo, mi tornano in mente».

Al Bano l’ha conosciuto ad un concerto di Justin Bieber.

«Già e all’inizio ho riso perché mi sembrava abbastanza surreale trovarlo proprio lì. Poi mi ha spiegato che era con le figlie».

Nel suo ultimo video assume delle pillole che la trasformano in un altro. Chi vorrebbe essere?

«Da bambino non ho mai aspirato a fare l’astronauta perché non ho mai avuto degli idoli, o dei poster attaccati al muro. Me ne stavo chiuso in me stesso a girare video con la videocamera di papà o a costruire aeroplanini di carta a casa di mia nonno. Tirarmi fuori dalla dipendenza da origami è stata dura, ma ce l’ho fatta».

Quindi neppure oggi ha dei modelli?

«No, vorrei essere il contenuto originale di me stesso. C’è chi crede di non avere talento. Io, ad esempio, sono convinto che non potrò mai diventare cantante perché non ho la voce di un Nek o di una Emma. Questo non significa che non abbia altre capacità. L’importante è credere in se stessi».

Non ha mai avuto neppure idoli calcistici, però nel video quando esce di prigione c’è chi le grida dietro ‘interista del ca...o’. Era una prigione rossonera?

«Mio padre era un mega fan nerazzurro, quindi l’anima rimane quella... Quando ho chiamato Zanetti a recitare nel video di Volare ho ricevuto sul web quintali d’insulti».

Quando Salvini ha cercato di sfruttare il successo di ‘Andiamo a comandare’, lei ha preso subito le distanze su Facebook.

«Sì, non mi va di prendere posizioni o di vedere quel che faccio utilizzato per uno scopo politico o per l’altro».

L’idea del suo corto è mostrare alcuni personaggi famosi così come non te li aspetti. Ma un Rovazzi decontestualizzato come potrebbe essere?

«Decontestualizzarmi è impossibile perché non vivo mai in una ‘comfort zone’ degna di questo nome. Comunque penso di essere l’interprete di me stesso, perché Rovazzi e Piccolrovazzi sono due persone abbastanza differenti. Uno è il personaggio, l’altro è quello che muove i fili».

’Faccio quello che voglio’ dovrebbe essere il primo video di una trilogia. Per stare nel budget ha già girato pure gli altri episodi?

«No. Ho girato solo una scena da mettere nel prossimo, che intendo realizzare a fine estate per poi pubblicarlo in autunno».

Essere produttori di se stessi che libertà offre?

«Ho una casa di produzione tutta mia, la Raw, che mi consente di avere il pieno controllo dei costi. Nell’ultimo video il contributo degli sponsor copre solo due terzi dei costi e tutto il resto ho dovuto metterlo di tasca mia».

Allora dove sta il guadagno?

«Con la vendita del brano e con i proventi delle sue visualizzazioni non rientreremo mai delle spese. Pubblicare un video del genere, però, crea i presupposti perché mi arrivino in automatico, o quasi, commissioni di lavori anche più grossi. Così, nel giro di pochissimo tempo, non solo riesco a rientrare dell’investimento, ma addirittura lo decuplico».

Qual è stato il primo risultato pratico di questa sua attività d’attore e videomaker?

«Essermi potuto comprare il mio bravo appartamento».

Nel finale di ‘Faccio quello che voglio’ Briatore paga la cauzione e la tira fuori di galera. Quindi il secondo capitolo parte da lì?

«In America la cauzione annulla la carcerazione preventiva nell’attesa del giudizio, ma l’imputato rimane nel mirino della giustizia e questo è il presupposto su cui si svilupperanno avventure e disavventure del sequel».

Parliamo del cinema.

«Be’ con quest’ultimo video penso di aver alzato la mano chiedendo di essere messo alla prova in un film scritto e diretto da me. Ho da parte tre buone idee, una più sviluppata delle altre due, ma non sono uno sceneggiatore, quindi dovrò trovare qualcuno con cui mettermi al lavoro».

Il cinema, comunque, l’ha già fatto con Gennaro Nuziante, il regista di Checco Zalone. Cosa ha imparato dall’esperienza de ‘Il vegetale’?.

«I tempi del cinema sono completamente diversi da quelli dei videoclip. Tutto molto più disciplinato di quello che accade sui set della musica».

Quando lo scorso anno ha sentito il Papa dire ‘andiamo a missionare’, come s’è sentito?

«Molto bene. Anche se non penso che m’abbia citato».

Invece Paperazzi’, sulla copertina di Topolino, è proprio lei.

«Assolutamente. Rivedermi papero m’ha tirato fuori per un attimo quel bambino che porto dentro e non se n’è mai andato».

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