Giovedì 18 Aprile 2024

Evita Perón, la first lady che diventò un mito

Settant’anni fa moriva la “presidenta“ argentina. Ancora oggi è odiata dai nemici e venerata come una santa dai “descamisados“

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di Roberto Giardina

Eva Maria Perónmorì il 26 luglio del 1952. Evita è sempre viva, è una dea, una santa, un mito immortale grazie anche alla fine inattesa, ad appena 33 anni. È la reina des descamisados, una regina ma dei poveracci. Per i nemici una puttana. Protagonista della storia anche dopo la scomparsa, la bara venne trafugata, fu sepolta a Milano con un nome italiano, riportata in patria dopo il lungo esilio. Eva Perón avrebbe più di un secolo, è sempre amata e odiata, non ha pace.

Era nata il 7 maggio del 1919, in una fattoria, La Unión, il padrone è il ricco Juan Duarte, la madre Juana Ibarguren una cuoca, metterà la mondo cinque figli. Eva è l’ultima e non verrà mai riconosciuta dal padre che muore quando lei ha sette anni. Eva si ostinerà sempre a volersi chiamare Duarte, come il padre che non l’amava. A 15 anni conosce il celebre cantante di tango Augustin Magaldi, che la protegge, probabilmente è il suo amante. Evita se ne va alla conquista di Buenos Aires, non è una bellezza, non è colta, ma intelligente e volitiva. Tenta di diventare attrice, il suo modello è Bette Davis. Ottiene qualche particina, infine trionfa nei radiodrammi, a conquistare gli ascoltatori è la sua voce, calda profonda.

"Nella vita di ogni donna c è almeno un giorno meraviglioso e il mio è quello in cui ho incontrato Perón", scriverà nell’autobiografia La razon de mi vida. Va a un ballo elettorale, il 22 gennaio del 1944, ed è lei a dichiararsi: "Ringrazio Dio che lei esista", gli dice. Ha 24 anni, Perón il doppio. "Eva è un mio prodotto", sostiene il parrucchiere Julio Calacra, che la convince a tingersi i capelli di biondo, come la Madonna. Ma fin da bambina Evita ha imparato a difendersi da sola. In ottobre, Perón viene arrestato, lei manifesta, parla in piazza per il suo uomo, e Perón viene liberato a fuor di popolo. Si sposano il il 22 ottobre del ’45. Il 4 giugno del ’46, contro l’opposizione degli americani, Perón viene eletto presidente con il 52 per cento. Evita è la Presidenta, ma non ha un ruolo ufficiale, il marito è l’uomo dalle decisioni rapide, lei è la grande comunicatrice che conquista le folle.

È la prima volta che una donna in Argentina appare in pubblico, e si occupa di politica. Non è una femminista, ma si batte perché le donne possano votare, un diritto che verrà conquistato nel ’51, e per una legge sul divorzio, che tenga conto dei diritti delle mogli.

Evita non dimentica le origini povere, gli argentini sentono che è una come loro, e le perdonano la passione per i gioielli e le toilette di lusso, quelle di Dior, barocche e monumentali. La Reina deve avere abiti regali. Nei viaggi elettorali la ricoprono di banconote, come le statue della Madonna nelle processioni del nostro sud. Incarna il sogno argentino, le donne vogliono essere come lei. Evita è il loro modello.

Fa beneficenza, vuole che tutti abbiano una casa, e che si possano permettere di andare dal dentista. È la donna più potente al mondo, per i giornali americani. Per la buona società argentina rimane una cattiva attrice dal passato oscura, un’arrivista dalla dubbia morale. Nel ’47, compie un tour in Europa, è l’ambasciatrice di Perón, un ammiratore di Mussolini. È accolta con qualche riserva. Incontra Francisco Franco, ma rimprovera il Caudillo perché i suoi spagnoli vivono nella miseria. A Roma, il 27 giugno è ricevuta in Vaticano. Papa Pacelli vede nella politica sociale di Perón un baluardo contro il comunismo. Un’ascesa veloce, come una meteora, ma la fine è vicina. Nel ’51 le viene diagnosticato un cancro all’utero. Rifiuta le cure, continua ad apparire in pubblico. La folla non si accorge che Perón al suo fianco, le cinge la vita per tenerla in piedi. Al funerale partecipano cinquecentomila persone, per dodici giorni sfilano innanzi al feretro, lá polizia interviene per evitare il suicidio di decine di devoti disperati.

Evita muore e nasce il mito. Si progetta una scultura più alta della Statua della Libertà. Il chirurgo Pedro Ara imbalsama il corpo con un lavoro durato sei mesi. Perón ordina a uno scultore sei statue in cera, copie perfette. Il vento sta per cambiare, i putschisti vogliono dare alle fiamme la salma, buttarla a mare, sono ingannati dalle copie. Perón fugge all’estero. La bara di Evita viene nascosta e cambia di continuo rifugio, in un cinema, in un’armeria, nel ’56 con un’operazione segretissima infine viene portata in Italia, sepolta a Milano con il nomedi Maria Magi de Magistris. Nel ’72 sarà portata nella residenza di Perón a Madrid, dove vive con la terza moglie Estela Martinez, un’ex cantante di cabaret. La mummia di Evita siede tra loro a tavola, ogni giorno Estela le pettina i capelli biondi.

Nell’ottobre del ’73, Perón viene eletto presidente per la terza volta, torna in patria con Evita, che viene infine sepolta a Buenos Aires nella tomba della famiglia Duarte. Perón muore nel ’74. Su Evita scrivono biografie, romanzi, nel ’78 va in scena il musical di Andrew Lloyd Webber, e al cinema la parte è affidata a Madonna, Don’t cry for me Argentina, ma non piace agli argentini. E non piace che si inventi un incontro tra Evita e Guevara, l’altro eroe nazionale, il Che aveva 14 anni quando lei muore. Dalla storia alla favola. Nel 1981 Faye Dunaway sarà Evita in un film per la tv. Nel 2015, il regista Pablo Agüero gira ancora un film, Eva no duerme, non dorme. Sulla sua lapida hanno inciso: "Tornerò".

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