Mercoledì 24 Aprile 2024

Esuli e migranti: “fortissimi“ sul ring della vita

Parma, a Mercanteinfiera la mostra che ricorda quattro campioni del passato: Carnera, Sammartino, Jacovacci, Benvenuti

Migration

di Stefano Marchetti

Impararono molto presto a prendere a pugni la vita. Primo Carnera, friulano, veniva da una famiglia poverissima e, come tanti nostri connazionali, fu costretto a emigrare: per sbarcare il lunario in Francia faceva il muratore e il fenomeno da baraccone al circo. Solo nel 1929 negli Stati Uniti si ‘rivelò’ come un asso nella boxe e nel ‘33 fu il primo italiano a conquistare un titolo mondiale.

Bruno Sammartino, classe 1935, lasciò Pizzoferrato in Abruzzo e da Napoli si imbarcò per gli States: come manovale guadagnava due dollari al giorno, è diventato il re del wrestling puro, “The living legend“, numero uno delle classifiche mondiali per 4040 giorni, un uomo "più grande del wrestling stesso", ha detto il suo amico Arnold Schwarzenegger.

Leone Jacovacci nacque nel 1902 da un ingegnere romano emigrato in Africa e da una principessa congolese. Aveva la pelle color cioccolato: lasciò l’Italia e i pregiudizi razziali e in Inghilterra esordì nel pugilato, affermandosi fra i migliori pesi medi del suo tempo. A Roma, nel 1928, conquistò il titolo europeo battendo l’italianissimo Bosisio ma il regime fascista non poteva tollerare il successo di un meticcio e lo mise nell’ombra: è morto nel 1983, quasi dimenticato.

Nino Benvenuti ha vissuto il dolore di dover lasciare la sua terra natale, l’Istria, passata alla Jugoslavia nel secondo dopoguerra: il pugilato ha rappresentato per lui la rivincita sull’ingiustizia. La sua vittoria più splendente, quella contro Emile Griffith al Madison Square Garden di New York che gli valse la corona mondiale dei pesi medi, è ancora nella memoria di tutti.

Tre emigranti, un esule. Uomini forgiati dalla vita e dal loro coraggio. È a questi Fortissimi che la 27ª edizione di Mercanteinfiera (dal 4 al 12 marzo alle Fiere di Parma) dedica un’emozionante mostra collaterale, curata da Massimo Cutò, giornalista, già vice direttore del Quotidiano Nazionale, e appassionato collezionista. "La forza di questi uomini dal fisico possente può sembrare un riflesso distorto dell’Italia misera del primo ‘900, dove malnutrizione e malattie erano all’ordine del giorno. Eppure le loro storie ci testimoniano un desiderio di riscossa", spiega Cutò che ai Fortissimi ha dedicato anche un libro, edito da Ianieri.

Dalla forza dei ‘muscolari’ che si esibivano nelle piazze o nei circhi e dall’ammirata prestanza dei campioni di pugilato e di lotta, nacquero anche l’epopea dei Maciste spezzacatene e degli Ercole dei primi kolossal del cinema, per approdare alla poesia dolceamara di Anthony Quinn - Zampanò ne La strada di Fellini.

La mostra ci accompagna fra percorsi di sudore, di dolore e di riscatto, facendo riemergere anche altre figure iconiche come Bartolomeo Pagano, il camallo genovese che nel 1914 fu la stella del film Cabiria con le auliche didascalie di Gabriele D’Annunzio, poi nel ‘16 il Maciste alpino che giustiziava gli austriaci, o Bruto Castellani, l’imponente Ursus di Quo Vadis?" che nel 1913 venne pure elogiato dalla Regina d’Inghilterra. E propone una serie di cimeli iconici, la cintura di campione del mondo di lotta che Sammartino conquistò nel 1963 in America, i quaderni di scuola ispirati a Primo Carnera, la “montagna che cammina“, le foto di famiglia di Leone Jacovacci, perfino il manifesto di Vivi o preferibilmente morti, lo spaghetti-western del 1969 (diretto da Sergio Corbucci) che Nino Benvenuti recitò accanto a Giuliano Gemma.

Da vecchie palestre tornano guantoni da boxe imbottiti di crine di cavallo, maschere di cuoio, colpitori, un sacco di sabbia per gli allenamenti. E al centro di un piccolo ring, su uno schermo si rivivono i match più esaltanti dei campioni. "Le storie di questi uomini hanno realmente qualcosa di sensazionale", ammette Cutò. Di sicuro ci dicono – prendendo a prestito le parole del poeta Kahlil Gibran – che la sofferenza tempra le anime più forti. Ma può temprare anche i corpi.

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