
In Europa le salamandre sono messe a rischio dalla siccità
Gli anfibi sono sempre più minacciati dai cambiamenti climatici. Secondo un recente studio della Goethe University di Francoforte, eventi meteorologici estremi come ondate di calore, siccità e periodi di freddo intenso stanno accelerando il declino di rane, salamandre e cecilie in tutto il mondo, aggravando una crisi già profonda legata alla perdita di habitat, alle malattie e all’inquinamento.
Interrotti i cicli naturali
Per riprodursi gli anfibi sono particolarmente dipendenti da zone umide che si formano temporaneamente: a causa delle forti siccità indotte dal surriscaldamento globale, queste aree si prosciugano sempre più rapidamente, con la conseguente interruzione dei cicli vitali di molte specie. Inoltre, le variazioni improvvise di temperatura, con passaggi da un forte caldo a un freddo intenso e viceversa, mettono sotto stress animali già a rischio estinzione per altri fattori connessi con la restrizione del loro ambiente naturale.
Basato su dati meteorologici degli ultimi 40 anni e sull’osservazione della distribuzione geografica di oltre 7.000 specie di rane & Co., lo studio degli scienziati tedeschi ha in particolare rilevato un collegamento diretto tra l’aumento degli eventi climatici estremi e il peggioramento dello stato di sopravvivenza degli anfibi che si trovano nella “Lista Rossa” della IUCN, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura.
Le tre aree più a rischio
Sono state identificate tre regioni del Pianeta dove gli anfibi rischiano più che altrove di essere spazzati via dai cambiamenti climatici: l’Europa, l’Amazzonia e l'isola africana di Madagascar.
Nel nostro continente è soprattutto la siccità crescente a causare gravi difficoltà agli anfibi e sono soprattutto le salamandre a risentirne. Particolare allarme suscita l’Europa centrale, dove la metà delle specie locali di salamandre si trova già oggi in condizioni critiche e con prospettive decisamente negative per il futuro, considerate le proiezioni climatiche che prevedono sempre più lunghi periodi senza piogge.
In Amazzonia l’aumento delle ondate di calore mette invece spoecialmente a rischio le rane, che costituiscono la maggior parte degli anfibi presenti in quella regione. Mentre il pericolo è generalizzato per l’isola di Madagascar, un paradiso naturale che ospita una straordinaria biodiversità di anfibi, tutti però in sofferenza per l’intensificarsi dei cambiamenti climatici.
Cosa bisogna fare, e subito
Di fronte a questo scenario allarmante, gli autori dello studio (pubblicato sulla rivista scientifica Conservation Biology) sottolineano l’urgenza di interventi concreti per favorire la sopravvivenza degli anfibi. Tra le soluzioni proposte ci sono: la creazione di micro-rifugi protetti per offrire riparo durante i periodi critici; la tutela e il ripristino delle zone umide necessarie per la riproduzione; la creazione di ripari umidi artificiali per permettere agli anfibi di sopravvivere alla siccità.
Gli anfibi sono indicatori fondamentali della salute degli ecosistemi: proteggerli non significa soltanto salvare le specie a rischio, ma anche tutelare l’equilibrio ambientale e la biodiversità globale dell’intera aerea in cui esse vivono.