Rita Pavone: "Ero Gian Burrasca, il monello senza i social"

L’indimenticabile protagonista tv del “Giornalino”, ricorda: "Quel personaggio un inno di libertà, mentre oggi tutto è virtuale"

Rita Pavone (75 anni) nei panni del monello Gian Burrasca

Rita Pavone (75 anni) nei panni del monello Gian Burrasca

"Ho pensato, bambini, di farvi vedere molte cose grandi negli esseri piccoli... Più tardi, nel mondo, vedrete molte cose piccole negli esseri grandi". Questa frase sgorgata dalla penna di Luigi Bertelli, nome d’arte Vamba, non è contenuta nel Giornalino bensì in Ciondolino, altro libro dello scrittore toscano, l’atto preparatorio a quel capolavoro che è il diario di Giannino Stoppani. "Un testo modernissimo, che corrisponde alla realtà odierna – sorride Rita Pavone, Gian Burrasca in tv per Lina Wertmüller nel 1964 – . La prima in Italia ad aver interpretato il ruolo di un maschio. Non di una donna travestita, ma un ragazzino vero".

Signora Pavone, sembra andarne molto fiera.

"Certo! Non nascondo che, in un primo momento, la cosa mi imbarazzava parecchio: ero una teenager che doveva trasformarsi in un discolo di 12, 13 anni. Avevo tanti dubbi e non mi ci vedevo nei panni di un adolescente del sesso opposto".

Come affrontò la situazione?

"Parlandone con la grande Lina (Wertmüller, ndr). Senti, mi disse secca, l’ha fatto Katharine Hepburn prima di te, travestendosi per Il diavolo è femmina. Se vuoi fare l’attrice, devi imparare che non esistono i generi, esistono i ruoli. Personaggi nei quali devi compenetrarti".

Così Rita Pavone è diventata Giannino Stoppani.

"Già, e una valanga di cambi di genere dopo di me: Barbra Streisand in Yentl, Glenn Close in Albert Nobbs. Diciamo che ho aperto una strada".

Gian Burrasca invitava i coetanei alla rivoluzione: i giovani non stanno attraversando un bel periodo, cosa farebbe oggi lui, con tutti questi divieti?

"Eh, non saprebbe cosa fare né dove mettere le mani. Era molto più facile, forse, allora. Vista la situazione, siccome era un bambino sveglio, sceglierebbe di... mangiare questa minestra".

Niente pappa col pomodoro?

"Giannino ha fatto ridere ma anche riflettere, sempre con garbo e leggerezza. È stata una bellissima avventura, ho lavorato con i più grandi e adoro il messaggio di libertà che emerge dalle pagine del libro prima, dal piccolo schermo poi".

Le piacerebbe vedere la replica della sua versione televisiva del Giornalino?

"Credo sarebbe una bella cosa se la Rai riproponesse la trasposizione del romanzo proprio durante le festività natalizie. Vamba è uno scrittore che ha anticipato i tempi, che ha fatto vedere la realtà di un’epoca andata, nella quale i ragazzi erano più partecipi, vivi. Oggi, purtroppo, è tutto virtuale e il lockdown non facilita certo le cose".

Nel talent musicale All together now in onda su Canale 5 vede e giudica anche artisti molto giovani: che idea si è fatta delle nuove generazioni?

"I tempi sono sicuramente diversi: è cambiato il mondo e, come spesso succede, anche il modo di vivere. Oggi è tutto virtuale, ma la realtà virtuale è uccidi, butta giù, muori. In un certo modo incita alla violenza. Le malefatte di Giannino sono divertenti e hanno il merito di farci capire com’era l’Italia di una volta".

Da piccola aveva una copia del Giornalino nella libreria della sua cameretta?

"In realtà non avevo mai letto il libro; me lo dette la Wertmüller e mi piacque moltissimo".

La scena più divertente che le fece girare?

"Quella tra me ed Edoardo Nevola, che interpretava Tito Barozzo. Quando scopre che lo tengono in collegio per carità, decide di scappare. Nevola aveva una cotta per me: arrivati al momento di girare l’addio con Giannino, suo amico fidato, mi guarda e dice: “aò, famo na cosa da maschietti, eh“. A 19 anni avevo tutti i miei ormoni a posto, ma anche lui. I vestiti non servivano a nulla, non celavano le forme né certi sguardi. Ecco, quello fu un momento divertente, un ricordo molto tenero".

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