Mercoledì 11 Giugno 2025
ANDREA SPINELLI
Magazine

Ermal Meta, il nuovo libro: “Non rinnego le mie origini. Racconto com’era l’Albania”

Il cantautore: il codice Kanun per le controversie resiste dal quindicesimo secolo. “Il mio Paese si è rialzato dalle rovine, ma vive ancora le sue contraddizioni”

Ermal Meta durante il concerto del Primo Maggio di Cgil, Cisl e Uil per la Festa dei Lavoratori, al Circo Massimo, Roma

Ermal Meta durante il concerto del Primo Maggio di Cgil, Cisl e Uil per la Festa dei Lavoratori, al Circo Massimo, Roma

Roma, 2 giugno 2025 – “Quando ti colpisce, una canzone ti resta dentro, mentre un libro ti resta accanto”, racconta Ermal Meta, parlando della differenza tra pagina cantata e pagina stampata all’indomani della pubblicazione del nuovo romanzo Le camelie invernali, tuffo nell’ineluttabilità del destino delle sue terre d’origine, tra principi ancestrali e circonvoluzioni della modernità, dato alle stampe il mese scorso per La Nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi. “Ho voluto compiere un viaggio nella natura dell’essere umano che, restringendo la propria visione del mondo, abbassa pure la linea dell’orizzonte che ha davanti agli occhi”, dice lui.

Tutta la storia ruota attorno al Kanun, il più importante codice di diritto consuetudinario albanese secondo cui se uccidi qualcuno, la famiglia della vittima potrà recuperare il proprio onore uccidendo un membro della tua. Faida da cui sono esclusi donne e bambini e che non può consumarsi tra le quattro pareti domestiche.

“Il Kanun è una legge della fine del Quindicesimo secolo che, purtroppo, vige ancora nei meandri della società albanese. Così ho pensato di mettere al centro della storia due amici diciottenni, Uksan e Kamir, che il destino trasforma improvvisamente in un potenziale assassino e nella sua vittima designata per fatto che il padre dell’uno è stato ucciso, per futili motivi, da quello dell’altro”.

Quale l’intento?

“Anche se a 13 anni ho lasciato la terra in cui sono nato per mettere radici altrove, quello del Kanun è un canone che in Albania conosciamo tutti”.

Le camelie invernali è un romanzo abbastanza diverso dal predecessore.

“Sì, anche se credo che con Domani e per sempre siano accomunati nello spirito, nella propria umanità, visto che a scriverli sono sempre io”.

La traduzione in 10 lingue, la candidatura al Premio Strega, di Domani e per sempre le hanno messo pressione?

“Un po’ d’ansietta m’è venuta, ma poi se n’è andata così com’era arrivata, perché ogni volta che scrivi qualcosa ti confronti con te stesso. E poi la Sgarbi non mi mette scadenze, lasciandomi libero di scrivere solo quando sento che è il momento per farlo”.

L’ultimo singolo Ferma gli orologi è uscito il mese scorso. A livello narrativo disco e romanzo seguono percorsi paralleli?

“Sì, anche se su binari che corrono vicini. Le canzoni hanno i loro vincoli di battute, metrica, tempo, rima, mentre un libro ti dà l’opportunità di una narrazione orizzontale”.

Visto da qua, com’è cambiato il Paese delle aquile dagli anni Novanta ad oggi?

“L’Albania democratica ha solo 34 anni, quindi è ancora molto giovane. Vive le sue contraddizioni, ma con un grande scarto rispetto a quella che ha dovuto rialzarsi dalle proprie rovine dopo la caduta del regime comunista più feroce d’Europa che ha travolto qualsiasi cosa trovasse sul suo cammino”.

Albanesi sono pure le sue due figlie adottive. Vi frequentate da tre anni, ma ha dovuto attendere che la più piccola raggiungesse la maggiore età per accoglierle definitivamente a casa sua.

“Sì, perché con la mia compagna Chiara (Sturdà, ndr) non siamo sposati e abbiamo incontrato difficoltà burocratiche a perfezionare l’adozione”.

Camerette pronte?

“Con Chiara siamo molto contenti perché è una scelta fatta con la mente e con il cuore. Anche se un percorso del genere lo guida più il cuore che la mente. In questi tre anni abbiamo avuto modo di stare assieme, di conoscerci, senza le intermittenze che l’hanno caratterizzato finora. La vita cambia, ma sono felice che questo accada. Le cose importanti, d’altronde, non sono mai una passeggiata”.

La prima cosa che vorrebbe far loro scoprire.

“Vorrei prendessero subito la patente di guida, per essere indipendenti. Scherzi a parte, spero tanto possano sentirsi subito famiglia, parte di qualcosa che non ha una scadenza, ma è per sempre”.

L’11 giugno vara a Mestre il suo tour estivo. Le porterà con lei?

“Mi sono organizzato per avere dei lunghi periodi da passare assieme. Pure l’estate scorsa avevo dei concerti e loro stavano serenamente in casa con Chiara, i suoi genitori e mia madre. Oltre, naturalmente, con la sorellina Fortuna Marie che è la figlia biologica mia e di Chiara”.

Il 19 giugno Fortuna Marie compie un anno.

“Quando è arrivata, le mie ‘ragazze’ sono rimaste un po’ spiazzate perché in orfanotrofio erano abituate ad incontrare per lo più coppie che non potevano avere figli, ma con Chiara ci siamo subito premurati di spiegare loro che non sarebbe cambiato niente”.

Tra dieci anni come si vede?

“Esattamente come sono ora. Con la stessa energia e la stessa ‘fame’ di fare cose. Ho avuto la grande fortuna di trasformare la mia grande passione in un lavoro e mi auguro che il fuoco di questa passione possa ardere ancora a lungo”.