Venerdì 19 Aprile 2024

Era il re dei paparazzi e Brando lo picchiò

Morto a 91 anni Ron Galella, famoso per aver fotografato i divi di Hollywood. Nel ’73 l’attore gli fece saltare cinque denti con un pugno

di Cesare De Carlo

Ti spacco la faccia, gli urlò Marlon Brando. Ron non se ne lasciò impressionare. E fece male visto come sarebbe finita. Sapeva che l’attore aveva un caratteraccio, che detestava farsi fotografare. Non il solo. Anche molte altre celebrità si negavano in un’epoca in cui i rotocalchi pagavano a peso d’oro gli scatti rubati alla loro privacy. Quante baruffe! E quanti denti rotti! Ron Galella, morto l’altro ieri nel New Jersey a 91 anni, diceva: fa parte del mestiere. Come quella volta che era stato picchiato dalle bodyguards di Richard Burton e Elizabeth Taylor davanti a un ristorante di New York. Gli avevano fatto saltare un dente. E un paio di ore dopo, all’uscita dallo stesso ristorante, gliene avevano fatto saltare un secondo. Senza contare le gomme dell’auto tagliate. Erano gli anni Settanta, gli anni d’oro dei paparazzi, i cui guadagni erano direttamente proporzionali alla loro aggressività. Lui lo era, più degli altri. Time Magazine lo aveva battezzato "The Godfather of the US Paparazzi Culture", il Padrino, ovviamente riferendosi alla sua italianità.

Per due motivi. Il primo perché la pratica di rubare le immagini private dei divi dello spettacolo, era nata in Italia. Il termine paparazzo era di Fellini e si richiamava al fotografo che nella Dolce vita accompagnava Marcello Mastroianni. Poi si estese a quanti, come fastidiosi e instancabili mosconi, andavano su e giù per via Veneto a caccia di immagini proibite. Qualche nome: Tazio Secchiaroli, Marcello Geppetti, Elio Sorci, Ezio Vitale, Lino Nanni.

In secondo luogo Time si richiamava alle origini di Ron. Il padre Vincenzo e la madre Michelina immigrati negli anni Venti dal sud d’Italia. Lui faceva alternativamente pianoforti e bare, più bare che pianoforti. Lei collanine e braccialetti di stoffa e pietre. Il figlio aveva la passione per la fotografia e in qualche maniera era riuscito ad arrivare a Pasadena, California, e a frequentare lo Art Center College of Design. Si pagava i corsi lavorando come cameriere.

All’inizio degli anni Cinquanta era finito sotto le armi. Lo avevano spedito in Corea. Fu lì che con una vecchia Kodak iniziò una carriera destinata a renderlo famoso quanto e talvolta più dei personaggi che perseguitava. Due in particolare. Marlon Brando, il "maschio più bello che abbia mai visto" avrebbe detto più tardi Diane Keaton, e Jacqueline Kennedy Onassis, vedova del presidente ucciso a Dallas il 22 novembre ’63 e successivamente vedova del miliadario greco Aristotile Onassis.

Quella notte dunque Marlon Brando cammina per Chinatown a New York. Ron Galella lo precede a ritroso scattando una foto dopo l’altra. "Contento?" gli dice Brando. "No, ora una foto senza occhiali da sole". "Perché?" "Perché i giornali vogliono ‘’eye contact’’, facce senza occhiali". "Lasciami in pace". Ron insiste e a quel punto si sente arrivare un cazzotto sotto il mento. Finisce a terra stordito. Si ritrova all’Emergency. Gli mancano cinque denti. Denuncia. Dopo qualche settimana gli arriva un assegno da 40mila dollari.

Anche Jacqueline Kennedy lo porta in tribunale. Confessa Ron Galella: gli scatti di Jacqueline erano quelli pagati meglio, per me era un’ossessione, era la mia Monna Lisa, la seguivo dovunque. Famosa l’immagine Windblown Jackie, capelli al vento, al Central Park. La più venduta in assoluto. Molte gallerie d’arte ne avevano fatto delle gigantografie. Fu la copertina di un best seller dello stesso Ron.

Ebbene nel 1972 Jacqueline esasperata si rivolge al giudice. "Mi ha reso la vita impossibile – reclama – non posso uscire senza vedermelo davanti". Ne ottiene un “restraining order“: Ron Galella non si sarebbe dovuto avvicinare a lei e ai figli oltre i sette metri e mezzo. Ordine ovviamente disatteso. Così come disattesi furono altri ordini di altri giudici, chiamati in causa da John Lennon, Mick Jagger, Elvis Presley, Lady Diana, Paul McCartney, Bob Dylan, David Bowie, Michael Jackson. Andy Warhol no. Lo aveva in simpatia.

Ron si nascondeva dietro le porte, spuntava da un’auto in sosta, all’ingresso delle case. Pagava i portieri, le cameriere, gli autisti delle limousine.

Riassumeva così la sua filosofia: l’espressione di una persona è rivelatrice del carattere solo se viene colta di sorpresa. Mai fotografare chi guarda l’obiettivo.

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