Mercoledì 24 Aprile 2024

Enzo Iacchetti: "Suonavo in pizzeria e mi tiravano gli avanzi. Cantai con Guccini"

"Mio papà era un ciabattino e non voleva che mi dedicassi alla chitarra. Vivevo a Luino e facevo il contabile in un’agenzia di viaggi in Svizzera. La svolta con Costanzo quando mi disse: non aprire la tabaccheria"

Enzo Iacchetti festeggerà 70 anni il 31 agosto

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"Mio padre faceva il calzolaio. No, non aveva un negozio. Faceva il ciabattino per strada: passava uno, gli dava un paio di scarpe da riparare, e lui si metteva al lavoro, martello e chiodi. In casa non avevamo la televisione: a vedere Sanremo si andava al bar".

La televisione entrò così nella sua vita?

"Una sera fui folgorato da Celentano. Quel ragazzo faceva delle cose così folli, lunari: cantava ’24.000 baci’, ancheggiava, voltava le spalle al pubblico. E mi dissi: io voglio fare quelle cose lì".

Passi una sera con Enzo Iacchetti e scopri il racconto di una vita. Iniziata senza privilegi, mai in prima classe, senza pacchi regalo preparati dal destino. Una vita tutta costruita pezzetto per pezzetto, da solo. Con la pazienza e la tenacia del ciabattino, ma nel mondo dello spettacolo. Mercoledì scorso Enzo Iacchetti ha vinto il premio alla carriera del BCT, il festival di cinema e tv in corso a Benevento. Dopo la premiazione, di fronte a un piatto di pasta, Enzo si racconta.

Disse a se stesso: voglio fare quelle cose lì…

"…E con mille sacrifici, lavorando mentre studiavo, comprai una chitarra. Ma mio padre disse: “Quel mondo lì è pieno di droga, di corruzione e di p…“. E me la distrusse. Ma io avevo la testa dura. Vivevo a Luino, sul lago. Lavoravo come contabile in un’agenzia di viaggi in Svizzera. Ma era un bugigattolo, uno stanzino dove facevo soltanto conti. E dietro le mie spalle avevo un poster dello Sri Lanka. Ogni cento scontrini mi voltavo e guardavo il poster. È l’unico luogo dove sono andato, per tanti anni. Lo Sri Lanka. Di carta".

Ma riuscì a liberarsi dal lago, dal bugigattolo, dal poster dello Sri Lanka?

"Me ne andai di casa, finii a fare serate in un night, a Milano. Cantavo canzoni a persone che non vedevano l’ora che me ne andassi: aspettavano un altro spettacolo. Mi tiravano mozziconi di sigaretta accesi: uno mi entrò nella chitarra, rischiai di prendere fuoco. Allora andai a suonare in una pizzeria: mi tiravano i crostoni della pizza. Li raccoglievo e a fine serata li scaldavo e me li mangiavo. Una sera dissi: per favore, mi buttate anche un po’ di carciofini e acciughe?".

Quando avvenne la svolta?

"Quando andai a un provino per il Maurizio Costanzo Show . I redattori mi avevano scartato: passò dalla stanza dei provini Maurizio Costanzo. Mi chiese: “Di dove sei?“. Io: “Di Luino“. Lui: “Che cosa fai nella vita?“. E io: “Vorrei metter su una tabaccheria“. Costanzo mi dice: “Un negozio di tabacchi a due chilometri dalla Svizzera? Allora sei proprio matto“. Mi prese nello show, e mi ha cambiato la vita per sempre".

Le sue canzoni «bonsai» di pochi secondi diventarono virali.

"Fu una sorpresa anche per me. E il Costanzo Show mi portò il regalo più grande di tutti. Una sera andai a sentire uno spettacolo di Giorgio Gaber. Andai a trovarlo in camerino, e lui mi disse: “Mi piacciono le tue canzoni. Ora finisco di fare gli autografi e poi mangiamo un boccone insieme“. Pensavo ci fosse tanta gente: eravamo io e lui, e basta. Diventammo amici: ricordo certi dopocena con Enzo Jannacci e Giorgio come le sere più belle della mia vita. Giorgio Gaber è il mio mito assoluto, l’artista più onesto, più intelligente, più coraggioso e generoso di tutti".

L’incontro con Ezio Greggio come è avvenuto?

"A Canale 5 era già nata Striscia , ma all’epoca con Greggio c’era Raffaele Pisu. Credo che volessero inserire qualcuno di più giovane, e mi chiamarono. Con Ezio ci siamo capiti subito, ci siamo voluti bene immediatamente. E abbiamo capito che se ci fossimo voluti bene, saremmo durati tanto".

E adesso fanno ventinove anni insieme…

"Ne abbiamo avuti di momenti duri, difficili. Di momenti dolorosi per ciascuno di noi: ma siamo sempre riusciti a entrare in scena, abbiamo guardato in camera e fatto i buffoni. Siamo riusciti a far sorridere, a non far pesare i nostri momenti di crisi. Hanno anche cercato di metterci l’uno contro l’altro, con notizie false, voci, insinuazioni di dissidi fra noi. Non ci sono mai riusciti".

Ha fatto televisione, ha fatto teatro, ha fatto film. Le manca qualcosa?

"Il sogno mai realizzato è sempre quello: essere riconosciuto, in qualche modo, anche come musicista. Suono da quando avevo otto anni, scrivo canzoni. Anzi, ho deciso: farò un disco con tutte le canzoni che avrei voluto portare a Sanremo. Ce ne sono cinque che ho scritto io, e una che ha scritto Francesco Guccini, I migranti , una canzone meravigliosa scritta dal più grande cantautore italiano (con Guccini – c’è ancora il video su YouTube – fece un duetto improvvisato sei anni fa a Porretta Terme, ndr ). A Sanremo non sono mai riuscito ad arrivare. Ma chissà: non è mai troppo tardi…".

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