Mercoledì 16 Luglio 2025
REDAZIONE MAGAZINE

Emanuele Dotto: “Ho la sclerosi multipla progressiva, ma mi resta la memoria”

Il radiocronista sportivo, inconfondibile voce Rai, racconta la sua malattia e la sua lunga carriera, con lo spirito e l’ironia di sempre. “Ogni giorno è un giorno guadagnato”

Emanuele Dotto

Emanuele Dotto

ROma, 25 giugno 2025 – “Ho visto, ho guardato, ho raccontato, mi sono divertito.” È con queste parole che Emanuele Dotto, storico radiocronista sportivo della Rai, ha sintetizzato una vita spesa dietro a un microfono, tra stadi, palazzetti e grandi eventi. In un'intervista a la Repubblica, ha raccontato per la prima volta di ANDsclerosi multipla progressiva, una diagnosi arrivata poco dopo la pensione, nel 2019, e che oggi lo costringe a vivere sulla sedia a rotelle. Ma la mente è lucida, la memoria viva, la grinta sempre alta.

La diagnosi e la quotidianità con la malattia

La notizia della malattia è arrivata un mese dopo il suo ritiro dalla Rai: “Avevo 67 anni e 6 mesi. Ora ne ho appena compiuti 73. Ogni giorno è un giorno guadagnato”, racconta. La sua è una forma degenerativa senza prospettive di miglioramento, ma affrontata con la lucidità e l’ironia che da sempre lo contraddistinguono: “Il corpo sta andando dove vuole, ma la mente e la memoria per fortuna no. E neanche la voce”. Nato in provincia di Alessandria, oggi Dotto vive a Genova (“Sono stato sette volte in Australia e altrettante in Cina. Ora trovo bella anche Alessandria”), dove passa le giornate leggendo e ascoltando musica. Accanto a lui, sempre, la moglie Marina e la figlia Emanuela, che definisce i suoi pilastri, senza i quali non riuscirebbe ad andare avanti.

Una carriera lunga quarant’anni

Dopo avere lavorato al Corriere Mercantile di Genova, Dotto entra in Rai nel 1980 e da radiocronista attraversa quarant’anni di storia dello sport italiano, raccontando dieci Tour de France, venti Giri d’Italia e centinaia di partite per “Tutto il calcio minuto per minuto”. Il suo esordio fu rocambolesco: una radiocronaca tra nebbia fitta e gol invisibili, Varese-Lazio nel gennaio 1982; lì nacque una grande amicizia con Beppe Marotta, attuale Presidente dell’Inter e allora dirigente del Varese, che lo aiutò a individuare i marcatori. Poco dopo, un’altra partita lo colse di sorpresa: “Milan-Pro Cavese, ma ero a casa: nessuno mi aveva detto che ero in diretta. Mio padre, ascoltando la radio, si spaventò a morte”. Dotto descrive “Tutto il calcio minuto per minuto” come “la messa cantata della domenica, dopo la chiesa e il pacchetto di pasticcini”. Le sue radiocronache, piene di cultura, citazioni, colore e ironia, lo hanno reso uno dei personaggi mitici del programma, ma non viveva di solo calcio: “Ho sempre amato visitare musei e chiese. Il giorno della finale di USA ’94 andai a vedere i bar di Caravaggio in Texas”.

La voce, gli aneddoti

Dotto ha lavorato con i grandi della radio, da Roberto Bortoluzzi a Sandro Ciotti, passando per Enrico Ameri e Massimo De Luca: li definisce dei “Fuoriclasse. Oggi urlano tutti troppo”. La sua è una voce che ha saputo raccontare anche momenti tragici, come l’uccisione di Vincenzo Claudio Spagnolo allo stadio Marassi nel 1995.

Ma non sono mancati nemmeno episodi comici e avventurosi, come l’incidente in dune buggy in Brasile con Giampiero Galeazzi, che lo salvò facendogli da airbag: “La scampammo bella”. Dopo la pensione, la malattia e il ritiro dalle scene.

Che cos’è la sclerosi multipla progressiva

La sclerosi multipla progressiva è una forma di malattia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale. Ha un decorso graduale e continuo, un peggioramento progressivo senza fasi di remissione. Colpisce le funzioni motorie, può causare disabilità fisica e spesso compromette l’autonomia del paziente. Non esiste una cura definitiva, ma solo terapie per rallentarne la progressione. “Peggioro lentamente, ma senza prospettiva”, ha detto Dotto con amara consapevolezza.

La famiglia e la forza della memoria

Nonostante tutto, il cronista conserva forza e spirito grazie all’affetto della famiglia e al legame con la sua terra, Lerma, in provincia di Alessandria. Lì, dove la voce dei radiocronisti si alzava dagli altoparlanti della chiesa durante il Giro d’Italia, è nata la sua passione per il giornalismo. Ed è sempre lì che, racconta, conobbe Moana Pozzi, “una ragazza sveglia, bravissima, andava sempre a messa”.

A sostenere Emanuele in questa nuova fase della vita c’è anche la sua incrollabile curiosità per la cultura e per la bellezza delle piccole cose. E, soprattutto, la sua voce: il suo strumento più potente, che continua a raccontare – anche oggi – una storia piena di passione, dignità e resistenza.