L'abito più bello della regina Elisabetta

Sempre elegantissima, un'icona di stile. Il vestito più prezioso, quello dell’incoronazione, il 2 giugno del 1953. I capi dell'infanzia, il Barbour, l'abito da sposa, i completi multicolor: sempre impeccabile. Cosa avete preferito dello stile della regina? Quale abito vi ha emozionato? Quale accessorio? Scrivete una mail ad addioregina@quotidiano.net, la pubblicheremo sul sito

La Regina Elisabetta nel giorno dell'incoronazione (Ansa)

La Regina Elisabetta nel giorno dell'incoronazione (Ansa)

L’abito più bello e senza dubbio più prezioso indossato durante la vita di Elisabetta II è stato quello dell’incoronazione, il 2 giugno del 1953, quando le fu posta sul capo la corona di Sant’Edoardo che pesa 1 chilo e 300 grammi. Bianco, di seta, tutto ricamato di stemmi floreali delle varie nazioni del Commonwealth, disegnato per lei dallo stilista di corte Norman Harnell che ci lavorò su per mesi e mesi. Un modello classico, maniche corte e scollo a cuore, gonna a campana, sontuoso, come imponeva l’elezione al trono d’Inghilterra di questa giovane già sposa e madre di due bambini di soli 27 anni, all’apice della sua bellezza, semplice ed elegantissima. I fiori erano la rosa Tudor, il cardo scozzese, il porro gallese, l’acacia australiana, la foglia d’acero canadese, la felce neozelandese, la protea sudafricana, due fiori di loto simbolo di India e Ceylon, grano e cotone per il Pakistan e lo shamrock per l’Irlanda. Harnell volle anche farle ricamare un quadrifoglio sul cuore, dove avrebbe poggiato la mano durante il giuramento.

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Solo nel 1993, prestando questo strepitoso vestito per una mostra, Lilibet scoprì che il suo couturier preferito per augurarle buona fortuna aveva cucito un quadrifoglio anche nell’orlo dell’abito per l’incoronazione. Lussuosissime e entrate nel mito della storia della moda le scarpe di quel giorno lontano, una creazione preziosa di Roger Vivier, il grande calzolaio che lavorava allora per Dior, forse uno dei rari pezzi firmati di un guardaroba lungo 96 anni: sandali numero 37, tomaia di capretto d’oro e tacco tempestato di rubini. Su tutto il manto di velluto rosso ed ermellino immortalati dall’obiettivo di Cecil Beaton.

Gli abiti della sua infanzia

Leggeri, di sangallo bianco e di lino, anche tutti gli abiti della sua infanzia, con le piccole maniche a volants o a sbuffo, le gonnelline a ruota e fiocchi e cerchietti sui capelli suoi e di sua sorella Margareth, in una lunga serie di ritratti in giardino che le ritraggono sempre insieme, Elisabetta già adorante e appassionata per i suoi corgi.

Il Barbour a prova di freddo

Quando da grande coltiverà liberamente la sua grande passione per i cavalli si farà spesso immortalare coi giaccone Barbour a prova di freddo e umidità perché spalmati di cera come quelli dei marinai del Mare nel Nord e col foulard di seta in stessa, un po’ severa ma chic, e questo abbigliamento la accompagnerà per tanti anni, compresi i vari pic nic sui prati di Balmoral che il marito Filippo adorava.

L'abito da sposa

Trecentocinquanta sarte avevano lavorato per sette settimane per realizzare l’abito da sposa dell’allora principessa d'Inghilterra. Era il 20 novembre 1947. Tutto si era svolto in segreto nel laboratorio di Hartnell, con teli neri alle finestre. Il creativo si era ispirato alla Primavera di Botticelli, una meraviglia di seta avorio, decorato con diecimila perline, tra cristalli e ricami di fiori, lo strascico lungo cinque metri, il velo di tulle infinito. Il bouquet è di mughetti, orchidee bianche e un rametto di mirto raccolto sull’Isola di Wight, dal cespuglio della Regina Vittoria.

I completi multicolor

Ma sono i suoi completi multicolor, sempre abbinati nel colore ai mitici cappelli, che hanno fatto della Regina quell’icona di stile che sarà eterna, come la carnagione di latte e i collari di trina di Elisabetta I. Soprabito e vestito, sempre dritti e staccati dal corpo, tailleur severi ma resi unici e geniali da quei tocchi di giallo girasole o viola, turchese e mandarino. In un arcobaleno variopinto, che sarebbe stato choccante per qualsiasi altra donna al mondo, ma non per Lilibet che ha imposto anche questa "divisa" regale, che l’ha accompagnata dai trent’anni fino alla fine. L’ultima foto sul balcone di Buckingham Palace la ritrae in una mise verde ramarro, semplicemente fantastica. Per ogni abito un colore, quasi per gridare al mondo come si sente una Regina. Pare che il suo colore preferito fosse stato il blu, molto raro nelle immagini del suo regno. Quasi assente il nero, solo al funerale di Lady D. e a quello dell’amatissimo Filippo, con lei già gracile e indifesa.

I cinquemila cappelli e le 400 borsette

E poi i cappelli, pare 5000, tutti ridondanti di piume, fiori di seta, nastri e pennacchi, per ricevere capi di Stato ma anche per brillare ad Ascot. Altro accessorio simbolo, a parte le scarpe sempre chiuse e a mocassino rigorosamente tacco 5 cm, le borsette, austere, come di design, sempre nere, col manico lungo abbastanza per essere portate a mano con gli immancabili guanti di cotone bianco, o al braccio, per essere spostate in terra o cambiando di braccio per lanciare segnali di fastidio o di noia ai membri del suo staff. Dal 1968 sono 400 quelle catalogate dalle dame di corte, firmate tutte dal pellettiere ebreo londinese Sam Lauder che le donò la prima nell’anno della rivoluzione giovanile battezzandola “Royale”. Da allora le comprò sempre, spendendo in media 2000 sterline a pezzo. Unica eccezione alcune borse da sera realizzate per lei a Milano da Leu Locati, quasi sempre in pelle a intrecci d'oro. 

Perfetta anche negli ultimi giorni

Perfetta anche a due giorni dalla morte quando a Balmoral ha ricevuto la neopremier Liz Truss. Gonna a pieghe a quadri delicati, cardigan beige, camicetta di seta avorio, i capelli candidi e perfetti, bastone e borsetta, sempre presente nelle sue mises anche in casa. Unico particolare che commuove e intenerisce quei lividi evidenti sul dorso delle mani. Anche questo simbolo di grandiosità e di nessun vezzo.