Arriva il nuovo romanzo di Elena Ferrante. Cattivi padri, il calvario delle figlie

La scrittrice torna con una storia di famiglia. In uscita il 7 novembre

Una foto di scena della serie tv "L'amica geniale" (Ansa)

Una foto di scena della serie tv "L'amica geniale" (Ansa)

Il nuovo romanzo di Elena Ferrante sarà in libreria il 7 novembre 2019. Lo annuncia la casa editrice E/O che da sempre pubblica l’autrice. In una nota sul sito la casa editrice ne anticipa un brano: "Due anni prima di andarsene di casa mio padre disse a mia madre che ero molto brutta. La frase fu pronunciata sottovoce, nell’appartamento che, appena sposati, i miei genitori avevano acquistato al Rione Alto, in cima a San Giacomo dei Capri. Tutto - gli spazi di Napoli, la luce blu di un febbraio gelido, quelle parole - è rimasto fermo. Io invece sono scivolata via e continuo a scivolare anche adesso, dentro queste righe che vogliono darmi una storia mentre in effetti non sono niente, niente di mio, niente che sia davvero cominciato o sia davvero arrivato a compimento: solo un garbuglio che nessuno, nemmeno chi in questo momento sta scrivendo, sa se contiene il filo giusto di un racconto o è soltanto un dolore arruffato, senza redenzione... ".

di Chiara Di Clemente

SI PARTE con un dato di fatto, chiarissimo, ma anche con un mistero. La protagonista del nuovo romanzo della nostra "amica geniale" Elena Ferrante sa per certo che il padre la ritiene "molto brutta"; il padre lo dice alla madre "sottovoce". Il mistero è: la figlia come lo sa? Lo sente con le sue orecchie? O è il padre stesso, dopo, a raccontarglielo? O magari la madre? E perché? Una figlia che sa che il padre la ritiene molto brutta è finita prima ancora di incominciare. Presto fu tardi nella mia vita, è la frase più famosa della Duras, e sapere presto – da bambine, da ragazze – che il proprio padre nega in te, figlia, l’esistenza di una qualunque forma, o possibilità, di bellezza, è condannare una donna all’infelicità. Condannarla a essere "niente, niente di mio, niente che sia davvero cominciato o sia arrivato a compimento", condannarla a vivere dentro "un dolore arruffato, senza redenzione...", scrive la Ferrante.

È la magia della misteriosa autrice bestseller, andare dritta al punto: che importa che volto abbia, quale sia la sua vera identità, quando basta anche solo sfiorare i suoi libri per esserne completamente risucchiati, come già accade con queste poche parole, ora anticipate dalla casa editrice. "Due anni prima di andarsene di casa mio padre disse a mia madre che ero molto brutta". Anche nella quadrilogia – presto dovrebbe arrivare su Raiuno la serie di Saverio Costanzo tratta dal secondo capitolo Storia del nuovo cognome – i rapporti familiari, padri/madri/figli/, sono uno dei nuclei, se non "il" nucleo, del racconto: Lila bambina viene picchiata ferocemente dal padre, tra Lenù ragazzina e la madre non c’è complicità, quasi non c’è amore: Immacolata vorrebbe che la figlia non studiasse ma si mettesse a lavorare, Lenù odia le menomazioni fisiche e l’ignoranza della mamma. E sarà poi, con Lila e Lenù a loro volta madri – non devote, non esemplari, spesso ribelli – la scomparsa della figlia di una delle due, a trasformare la saga in tragedia.

Anche qui, nel nuovo romanzo, in queste frasi spuntate all’improvviso, c’è una tragedia già sottesa alla verità del racconto. "Mio padre disse a mia madre che ero molto brutta": se sono brutta per mio padre, non sarò mai bella per nessuno. Sarò una nevrosi ambulante, com’è Teresa Ciabatti nel dolorosissimo – da leggere e rileggere – memoir La più amata, donna incompiuta che si trasforma da bambina regina a 44enne "anaffettiva, discontinua, egoista, ossessionata dal passato, compulsiva negli amori non corrisposti... che prova ribrezzo, quasi vomito, incontenibile rabbia per tutti gli uomini che la cercano, che la guardano anche solo con un breve lampo di desiderio: colpa tua, solo colpa tua, papà".

Padre chirurgo, uomo ricco e di potere, "a tratti tenero, attento e premuroso", in realtà "autoritario, gelido, assente, dispotico, minaccioso, vendicativo". Se sono brutta per mio padre, non sarò mai bella per nessuno. Come l’ereditiera di Washington Square, di Henry James, cresciuta per accondiscendere un padre-padrone che la umilierà nel nome dell’irraggiungibile bellezza della madre morta. Sarò la figlia terrorista e pazza dello "Svedese" in Pastorale americana di Philip Roth. Sarò le Memorie di una ragazza perbene di Simone de Beauvoir, straziata dal dissidio interiore che nasce quando, a fronte della grande intesa intellettuale con il padre, la figlia vede il suo corpo sbocciare mentre lui la considera un uomo, e allora quale è l’identità? Dove è la libertà?

Se sono brutta per mio padre, non sarò mai bella per nessuno. Se non valgo nulla per lui, non varrò mai nulla per nessuno. Sarò Ifigenia e mi prostrerò alla volontà di mio padre Agamennone, che vorrà uccidermi per salvare la Grecia. Ma sarò anche Antigone spero, capace di ribellarmi alla tua legge. E "al dolore arruffato, senza redenzione", di una bambina, brutta agli occhi dell’unico uomo che dovrebbe amarla sempre. E per sempre. 

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