Elefanti senza zanne, l'evoluzione contro i bracconieri

In Mozambico nascono sempre più elefanti senza zanne: i ricercatori cercano di capire come mai (colpa della caccia illegale all'avorio) e come ciò influenzerà l'ecosistema

Foto: LeighGregg/iStock

Foto: LeighGregg/iStock

In una ricerca ancora da pubblicare e anticipata sulle pagine del National Geographic, la ricercatrice Joyce Poole segnala che la popolazione di elefanti del parco nazionale di Gorongosa, in Mozambico, sta manifestando un curioso processo evoluzionistico: i pachidermi nascono con zanne più piccole del consueto o addirittura assenti. L'ipotesi è che sia una risposta naturale ai bracconieri che li uccidono per vendere l'avorio delle loro zanne. ELEFANTI SENZA ZANNE Secondo i dati raccolti da Poole, un terzo degli esemplari femmina nati dopo il 1992 non ha mai sviluppato le zanne: una percentuale decisamente più alta rispetto alla norma, che parla di un 2-4% per gli elefanti africani. Anche i maschi sono interessati da questo fenomeno, seppure in maniera diversa: nei nuovi nati le zanne continuano a esserci come prima, solo che in media sono un quinto più piccole rispetto alle misure standard di qualche decennio fa. La data del 1992 non è casuale. UNA RISPOSTA AL BRACCONAGGIO Nel 1992 è terminata una sanguinosa guerra civile che era durata quindici anni e durante la quale era stato ucciso il 90% degli elefanti allo scopo di nutrire i combattenti (con la carne) e vendere le zanne per procurarsi nuove armi e nuovi proiettili. Gli esemplari maschi, dotati di zanne più grosse, sono stati presi di mira in modo sistematico, ma una volta diventati rarissimi anche le femmine hanno subito un analogo destino. Ad eccezione, ovviamente, di quelle nate senza zanne. Joyce Poole ha calcolato che, delle duecento femmine sopravvissute, ben il 51% ne era privo. A queste si aggiungono le nate dopo il 1992. NON SOLO IN MOZAMBICO I dati raccolti dalla Poole trovano riscontro anche in altri paesi dell'Africa che hanno conosciuto alti livelli di bracconaggio: per esempio in Tanzania, Kenya e Sud Africa. Tutto questo sembra confermare un modello evolutivo comune che spinge Ryan Long, dell'University of Idaho, ad affermare: "Siamo di fronte all'evidenza che un'ampia attività da parte dei bracconieri non si limita solamente a ridurre la popolazione degli elefanti. Le conseguenze di questi drastici cambiamenti sono ancora tutte da scoprire". LE CONSEGUENZE SULL'ECOSISTEMA Le zanne sono utilizzate dagli elefanti per scavare il terreno in cerca di acqua e di minerali, oppure per togliere la corteccia dagli alberi allo scopo di procurarsi cibo fibroso. L'assenza o la riduzione di questi denti potrebbe avere due conseguenze: la prima riguarda gli elefanti, che potrebbero allargare il loro raggio d'azione in modo da recuperare con la distribuzione sul territorio quelle possibilità di sostentamento che l'evoluzione ha tolto loro. La seconda conseguenza riguarda gli animali la cui sopravvivenza dipende dai buchi che scavano i pachidermi e dagli alberi che scortecciano o abbattono (alcune lucertole, ad esempio, preferiscono costruire le loro tane proprio in questi alberi). Leggi anche: - Il buco nell'ozono si sta riducendo ancora - Dinosauri giganti: nuova specie trovata in Argentina - Il telescopio spaziale Kepler va in pensione. In un video tutte le sue scoperte
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