Giovedì 18 Aprile 2024

"È stata la mano di Mattia" Il teatro di Sorrentino in tv

Il regista premio Oscar dirige per Raitre “Sei pezzi facili“, in onda dal 19. Sono le pièce scritte da Torre, il geniale autore di “Boris“ scomparso a 47 anni

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di Beatrice Bertuccioli

Il teatro in televisione non funziona. Ma chi l’ha detto? Ma perché? Dipende. È una vecchia diatriba su un matrimonio sempre considerato difficile e che però ha vissuto anche momenti indimenticabili. E chi crede che questo matrimonio possa regalare ancora emozioni, non perda Sei pezzi facili, in cui il premio Oscar Paolo Sorrentino mette il suo grande talento al servizio del teatro di Mattia Torre, il geniale creatore di Boris, lo scrittore e sceneggiatore morto nel 2019 a 47 anni.

Si tratta di sei atti unici proposti da Rai Cultura e in onda su Raitre alle 22 per cinque sabati consecutivi a partire dal 19 novembre, con gli stessi attori, e prima ancora amici, con cui l’autore romano li aveva portati in scena. In apertura Valerio Mastandrea con Migliore. Seguiranno Perfetta con Geppi Cucciari, Qui e ora con Paolo Calabresi e Valerio Aprea che poi tornerà con due monologhi, In mezzo al mare e Gola e infine 456, opera corale su una famiglia.

"Questo lavoro su Mattia Torre avviene per due ragione, per quanto mi riguarda. Una è proprio sentimentale: mi manca molto – spiega Paolo Sorrentino – e sentendo la voce degli attori mi sembrava di risentire la sua voce, e questo è molto emozionante e commovente. L’altra ragione è che credo che il teatro di Mattia meriti di essere conosciuto da un pubblico più vasto, e soltanto la televisione e in particolare la Rai, può farlo". Si tratta di un ritorno in Rai per Sorrentino che anni fa aveva curato la regia televisiva di due spettacoli teatrali di Toni Servillo, Sabato, domenica e lunedì e Le voci di dentro di Eduardo De Filippo. Non una piatta ripresa televisiva di uno spettacolo teatrale, come è stato fatto spesso in passato, sottolinea Sorrentino, ma nemmeno stravolgimenti.

"Quando un lavoro funziona non bisogna fare molto, si rischia di essere ridondanti. È come se fosse Eduardo, non lo porterei nei Quartieri Spagnoli per il piacere di girare nei Quartieri Spagnoli. Lo rappresenterei dove Eduardo aveva previsto, a teatro, e lo stesso vale per Mattia che aveva idee molto precise su come dovevano essere i suoi spettacoli". E spiega: "Il teatro di Mattia è un teatro innanzitutto comico ma che si muove anche su temi estremamente profondi, delicati, paurosi. È un teatro contemporaneo e molto libero, non schiavo di certe derive degli ultimi tempi. Libero nell’uso delle parole ma estremamente appassionato e coerente nei toni che usa. E questo fa sì che le parole non siano mai offensive, anche quando possono sembrare tali. Poi è un grandissimo indagatore di certi vizi e miserie nostre, amandole e ricordandoci quindi che quelle miserie possono essere amate, e questo me lo rende molto vicino come comunione di intenti".

I sei lavori sono stati ripresi all’ Ambra Jovinelli, lo stesso teatro romano dove Torre li aveva a suo tempo messi in scena. E dove più volte aveva replicato il monologo Migliore Valerio Mastandrea, anche protagonista della serie Rai Linea verticale – partita come prodotto di nicchia ma baciata da un grandissimo successo – in cui Torre aveva raccontato la sua malattia. "Questo lavoro è stato un viaggio sentimentale. Ognuno ha fatto il suo viaggio e ognuno – afferma l’attore – ci ha messo dentro quello che sentiva e che provava. Paolo è stato rispettosissimo, mai invasivo, ha portato la sua emozione vicino e non sopra alla nostra".

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