E il pipistrello è diventato un’opera d’arte

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A volte racconta la vita con il distacco di chi osserva le cose da bordocampo. Attorno a sé le coltivazioni paiono non aver fine, al massimo rimbalzano contro un argine o vengono messe in riga da filari di pioppi: l’ideale per pensare, magari a un pipistrello portatore di virus ma che lui, Nicola Zamboni, nato a Bologna nel maggio del 1943, già insegnante a Brera e

all’Accademia di belle arti di Bologna, vede solo come un simpatico insettivoro.

Da un po’ le cose sono cambiate a Sala Bolognese dove l’artista ha trasformato una casa colonica in studio e abitazione. La passione per gli animali l’ha sempre avuta, quando era un bambino studiava ogni mossa delle anatre. Lo meravigliava il fatto che sapessero volare, nuotare e camminare. Recentemente ha realizzato un’aquila che ha messo a dimora in un campo di calcio diventato un parco di sculture a fianco del Museo Bargellini di Pieve di Cento. Adesso c’è di mezzo il pipistrello con un’apertura alare di un metro e sessanta. Certamente non un untore, semmai un topo col radar. Un gigante in rame: "Un essere rovesciato, o siamo noi sottosopra?", si chiede accompagnando alle

parole una sonora risata.

Franco Basile

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