
di Andrea Spinelli
Mister Jagger, suppongo. Ci sono telefonate che non ti consentono di riattaccare. Soprattutto se a fartele è il demonio in persona. Nel caso di Jimmy Fallon quello linguacciuto dell’iconografia rock che il patto con sé stesso sembra tenere ostinatamente al riparo dalle ottanta primavere che gli solcano il viso. Lo stesso che sulla scena, fasciato nella sua giacchetta rossa di paillettes, continua ancora a sibilarti mellifluo all’orecchio "Please allow me to introduce myself..." senza timore di scivolare nel déjà vu o, men che mai, nell’autoparodismo.
Così quando l’impolverato telefono rimasto muto per 18 anni – tanti ne sono passati dall’ultima raccolta d’inediti A bigger bang – è tornato a squillare, il presentatore newyorkese non ha potuto che rispondere "yes" ai Rolling Stones e precipitarsi ieri pomeriggio nel teatro Hackney Empire di Londra per raccontare con loro in diretta su YouTube il nuovo (e presumibilmente ultimo) sortilegio. "Vi ho visti qualche anno fa ad Hyde Park, avete iniziato che c’era ancora il sole e alle 22 era già tutto finito" ha ricordato Fallon. E Jagger: "Non siamo una daytime band, perché il diavolo non suona di giorno". Hackney diamonds, questo il titolo del prezioso manufatto, arriva sul mercato il 20 ottobre con un nuovo sodale della band di Start me up in cabina di regia; si tratta del produttore newyorkese Andrew Watt, già al lavoro con Pearl Jam, Ozzy Osbourne, Iggy Pop, Justin Bieber ed Elton John.
Una première, quella offerta ieri da Sir Mick, Keith Richards e Ronnie Wood ai 250 giornalisti piovuti tra i velluti dell’Hackney Empire da tutta Europa, protetta dallo sguardo marmoreo della statua di Talia, la musa della commedia nella mitologia greca che svetta sul tetto dell’edificio vittoriano in cui finora s’erano aggirati i fantasmi di Charlie Chaplin, Stan Laurel, Louis Armstrong, Duke Ellington, Judy Garland, ma non ancora quelli di una band.
"Per favore, dimenticati di me, cancella il mio nome per favore non scrivermi più, ti amo lo stesso sento una melodia risuonare nel cervello conserva solo i ricordi, non devi vergognarti" dice il testo del nuovo singolo Angry, arrivato in radio e sulle piattaforme assieme al provocante video interpretato dalla 25enne star della serie tv Euphoria Sydney Sweeney che, intubata in un abitino di pelle nero un po’ fetish, si dimena sul sedile posteriore di una Mercedes Cabriolet rosso fuoco in marcia sul Sunset Boulevard mentre i manifesti degli Stones ai lati della carreggiata prendono vita al suo passaggio.
"Un pezzo “arrabbiato“, così come pensavamo dovesse essere l’intero album" spiegano gli Stones, che nel disco hanno inserito 12 brani tra i 23 inediti scritti in questi ultimi anni. "Poi ci siamo resi conto che non sarebbe stato molto originale e che non puoi rimanere coi nervi a fior di pelle dal primo all’ultimo pezzo". L’album è dedicato al batterista Charlie Watts, scomparso due estati fa all’età di 80 anni per un carcinoma, presente dietro ai tamburi pure in paio di brani registrati nel 2019, Live by the sword e Mess it up.
In Sweet sounds of heaven c’è Lady Gaga, ma, stando ai rumors, non dovrebbero mancare neppure Paul McCarney, Stevie Wonder (forse nella stessa Sweet sounds of heaven che è una canzone gospel) ed Elton John. Di sicuro c’è, invece, il ritorno di Bill Wyman al basso (il primo ad anticipare la notizia di un nuovo album d’inediti della band) e, dopo le esperienze di tournée, quello di Steve Jordan alla batteria. "È stato lo stesso Watts a proporci Steve dicendo: qualunque cosa mi succeda, andate avanti con lui" ha raccontato Jagger, addentrandosi pure tra i come e i perché del titolo. "Avevamo pensato di chiamare questo nostro ventiquattresimo album Hit and run o Smash and grab. Poi ci siamo ricordati dei turbolenti anni Sessanta di questa zona e dei vetri delle auto in frantumi per le sassate dei ladruncoli di quartiere che lasciavano sul selciato schegge luccicanti come diamanti. Vicende che, da band londinese, abbiamo pensato di ricordare". Sarà anche solo rock’n’roll, infatti, ma a loro piace ancora.