E DALLA NOTTE DELLA MENTE SPUNTA IL GENIO DI LIGABUE

Palazzo dei Diamanti di Ferrara celebra, con una retrospettiva antologica, la vicenda umana e creativa di Antonio Ligabue (in sala è tornato anche il film su di lui Volevo nascondermi, pluripremiato ai David di Donatello) dominata da povertà, solitudine, emarginazione. Nato nel 1899 a Zurigo, viene espulso dalla Svizzera e giunge nel 1919 a Gualtieri, in provincia di Reggio Emilia, patria del padre adottivo. Nella cittadina della Bassa padana la sua vita resta durissima, segnata da ostilità, incomprensioni e ricoveri negli ospedali psichiatrici. Nel 1928 incontra l’artista Renato Marino Mazzacurati, che, riconoscendo il suo naturale talento, lo aiuta materialmente e lo incoraggia. Geniale e visionario, “Toni al mat” – il matto, così veniva chiamato – trova nella pratica artistica un “luogo sicuro” dove trasformare le difficoltà in opportunità e dar voce ai suoi pensieri. Sottolinea Vittorio Sgarbi – curatore della mostra assieme a Marzio Dall’Acqua: "È l’arte, come era avvenuto per Van Gogh, a concedere il riscatto da una condizione che lo spietato pragmatismo della società borghese continuava a ritenere una malattia da rigettare in toto". La consacrazione del pittore a livello nazionale arriverà nel 1961 quando, grazie a Mazzacurati e a Giancarlo Vigorelli, ha la possibilità di esporre alcuni suoi dipinti alla Galleria La Barcaccia di Roma. La retrospettiva ferrarese, aperta fino al 27 giugno, documenta l’intera carriera di Ligabue, il cui fantastico e coinvolgente vocabolario figurativo si svela attraverso 100 opere mai esposte sinora. Tutti i giorni, dalle 10 alle 20.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro