Giovedì 25 Aprile 2024

Dylan ritorna in Italia. E vieta i telefonini

Cinque concerti, con l’"obbligo non negoziabile" per il pubblico di fare a meno dello smartphone. Una tendenza in crescita tra gli artisti

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di Andrea Spinelli

E il Vate disse: basta. Saranno cinque concerti senza suonerie e luci dei telefonini del pubblico quelli che Bob Dylan terrà al Teatro degli Arcimboldi di Milano il 3 e 4 luglio, al Lucca Summer Festival il 6, a Umbria Jazz il 7 (per l’apertura del festival) e all’Auditorium Parco della Musica di Roma il 9. Pure l’hobo di Duluth, infatti, ha scelto per il tour di Rough and Rowdy Ways il “Phone Free Show“, vale a dire il divieto di utilizzare il cellulare durante lo show facendolo sigillare in buste chiuse da dispositivi che si aprono solo fuori dalla sala. Una scelta "obbligatoria e non negoziabile" per tutti quelli che da domani accederanno al sistema di prevendita.

Una scelta fatta con successo dal Premio Nobel pure nei tour precedenti, come fa scrivere nei comunicati: "I nostri occhi si aprono un po’ di più e i nostri sensi sono leggermente più acuti quando perdiamo la stampella tecnologica a cui ci siamo abituati". Dylan non è certo il primo artista ad esigere una moratoria del selfie. Da Jack White a Renato Zero, da Alicia Keys a Madonna e Bruno Mars, la schiera degli allergici al telefonino è sempre più larga. C’è chi lo fa per evitare il proliferare sui social di filmati che finiscono per essere spesso di pessima qualità, chi – basta pensare a Keith Jarrett che d’improvviso si alzava dal piano e se ne andava – non riesce a concentrarsi con le luci degli smartphone sparate in faccia. Perfino Robbie Williams nel suo ultimo tour suggerisce ai fan di mettere da parte il telefonino e usarlo solo a fine concerto, quando sarà lui a chiederlo.

Un’inversione di tendenza: se un tempo le star erano euforiche per l’eco mediatica scatenata attorno a loro dai video caricati sui social, ora ricercano una relazione nuova col pubblico. Anche perché esistono una serie di “specificità“ emotive del concerto (pop, rock) che con la mediazione del telefonino il pubblico rischia sempre più di perdere: la condivisione con le persone in carne e ossa che stanno vivendo quel momento al tuo fianco, la perdita dell’imprevisto brivido “live“ poiché si finisce per stare più attenti alle riprese che al racconto “sentimentale“ che è in atto. Un conto è concentrarsi nel filmare un quadro, poi togliere gli occhi dal telefonino e concentrarsi su quell’opera dal vivo - resta la stessa; un conto è concentrarsi nel filmare un concerto, evento in cui le emozioni cambiano continuamente, e in maniera irripetibile.

"Quando ho iniziato a fare questo mestiere il dj era quello che creava l’atmosfera mentre la gente parlava, ballava, sorseggiava drink, cercava di rimorchiare" racconta uno che di bagni di folla se ne intende come David Guetta. "Oggi, invece, lo spettacolo sul dancefloor è tutto focalizzato sul dj perché la gente balla ma soprattutto fotografa, riprende e poi condivide quei momenti sui socila con amici che magari stanno dall’altra parte del pianeta. Sono tutti connessi, ma anche tutti più soli di prima".

Le ragioni della scelta anti-smarphone di Dylan si ritrovano nelle parole di Bob pubblicate sul New York Times tre anni fa. "La tecnologia rende tutti vulnerabili" dice. "Ma i giovani non la pensano così. A loro potrebbe importare di meno. Le telecomunicazioni e la tecnologia avanzata sono il mondo in cui sono nati". E specifica. "Noi abbiamo la tendenza a vivere nel passato, ma siamo solo noi. I giovani no. Non hanno passato, quindi tutto quello che sanno è quello che vedono e sentono, e crederanno a qualsiasi cosa. Tra 20 o 30 anni saranno in prima linea. Quando vedi qualcuno che ha 10 anni, avrà il controllo tra 20 o 30 anni e non avrà la più pallida idea del mondo che conoscevamo. I giovani che sono adolescenti ora non hanno memoria da ricordare".

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