Mercoledì 24 Aprile 2024

“Draghicidio“ Un intrigo tutto italiano

Roberto Napoletano ricostruisce “riscatti e ricatti“ che hanno portato alla caduta dell’ex premier

Migration

di Marco Fortis

Le elezioni sono un momento fondamentale della democrazia. In Italia si sono appena svolte e hanno visto il successo di Giorgia Meloni, la prima donna premier della nostra storia. E tutti noi, indipendentemente dagli orientamenti politici di ognuno, dobbiamo ora augurarci che il nuovo esecutivo, dopo un avvio un po’ stentato e una manovra deludente (che non ha mantenuto le promesse elettorali), alla fine faccia bene, dato il momento particolarmente difficile per il nostro Paese e l’intera Europa, con la guerra in Ucraina, il caro-energia e l’inflazione. Tuttavia, le elezioni dello scorso settembre non si sarebbero mai tenute e alla guida dell’Italia vi sarebbe ancora Mario Draghi – che stava oggettivamente governando con efficacia e avrebbe potuto continuare a farlo fino alla fine naturale della legislatura – se non si fosse verificato il cosiddetto “Draghicidio”.

Noi italiani facciamo abbastanza in fretta a dimenticare i rischi corsi in passato dalla nostra indebitata economia (vi dice qualcosa la parola spread?). E inoltre non siamo soliti mostrare molta riconoscenza verso i buoni governi. Sicché quasi ci siamo già scordati di aver avuto come presidente del Consiglio un fuoriclasse come Draghi, l’uomo che ha salvato l’euro e una tra le personalità più autorevoli al mondo. Un uomo sotto la cui guida l’Italia è uscita dalla pandemia, ha visto ridursi la crisi di credibilità che sempre incombe sulle nostre teste, ha fatto registrare una crescita del PIL del 10% e ha visto ridursi sensibilmente la diseguaglianza e il rischio di povertà nonostante l’inflazione, ottenendo inoltre il via libera dall’Europa per l’ottenimento dei finanziamenti del Next generation EU e l’avvio del PNRR.

Ma l’Italia è probabilmente anche l’unico Paese al mondo in cui avrebbe potuto avvenire il “Draghicidio”, essenzialmente per ragioni di bassa cucina politica e per l’opportunismo di alcuni leader in grave crisi di consenso e alla disperata ricerca di una via d’uscita. Sicché, mentre altre nazioni avrebbero fatto di tutto per tenersi stretto un premier come Draghi, da noi è potuto accadere che egli venisse liquidato in quattro e quattr’otto, come se niente fosse.

Ce lo ricorda Roberto Napoletano nel suo ultimo libro, intitolato Riscatti e ricatti. Il miracolo di Draghi, gli intrighi contro l’Italia e la scommessa di Giorgia Meloni (editore La nave di Teseo). Nella ricostruzione di Napoletano gli autori del “Draghicidio” sono stati tre: Conte, Salvini e Berlusconi. Tre uomini che già stavano assecondando da mesi una narrativa che tendeva a negare sistematicamente i progressi di un’Italia in ripresa, sotto la capace guida di Draghi. Il “catastrofismo dei peggiori” alla fine l’ha avuta vinta sul “governo dei migliori”.

L’innesco per il “Draghicidio” lo ha fornito Giuseppe Conte, che è poi riuscito a trasformarsi da ex premier con la pochette nella nuova guida barricadiera di un M5S in recupero di consensi. Mentre gli altri due autori del “Draghicidio”, Salvini e soprattutto Berlusconi (che non ha ascoltato i saggi consigli di Gianni Letta), non hanno ottenuto il successo sperato. Sono rimasti al governo, sì, ma sono stati “puniti” ed oscurati dall’ascesa inarrestabile di Fratelli d’Italia e dai buoni risultati del Terzo Polo, che con Renzi aveva portato Draghi al governo.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro