Venerdì 16 Maggio 2025
VALERIA VERBARO
Magazine

Donne e maternità: il nuovo racconto del cinema

Film che rompono le convenzioni sui modi femminili di pensarsi donna (madre o no) nel mondo oltre lo schermo

Scena del film "The girl with the needle" di Magnus von Horn

Scena del film "The girl with the needle" di Magnus von Horn

«Childless cat lady», si era rivolto così a Kamala Harris l’attuale vice-presidente degli Stati Uniti JD Vance, chiamandola con un appellativo che in italiano suona anche più aspro, «gattara senza figli». La reazione del mondo era stata di immediata condanna contro le sue parole, velatamente violente e irrispettose nei confronti dell’avversaria. Intese a ridurre, ancora oggi, l’intera essenza di una donna alla sfera della maternità, andando contro ogni dato evidente. L’ecoansia, la paura di essere davvero l’ultima generazione prima della fine del mondo, l’instabilità economica e la persistente esclusione delle madri dal sistema lavorativo sono solo alcuni fattori per cui le donne millennials e della generazione Z non vogliono avere figli. Lo dicono le ricerche, come quelle del Pew Research Center, e già da molto tempo lo racconta anche il cinema. Le donne inseguono nuovi modelli di maternità, usando a volte il piccolo o grande schermo per distruggere quelli preesistenti e crearne di nuovi. Cercano storie in cui riconoscersi e in cui ritrovare i propri timori, i pensieri inconfessabili o un diverso modo di vivere il proprio corpo che cambia, per sentirsi meno sole. Non importa il genere cinematografico, ci si muove dalla commedia popolare Netflix, come Kinda Pregnant, fino a quella d’autore come l’Orso d’oro di Berlino 2025, Dreams; dalle tinte horror di The Girl with the Needle a quelle surreali di Nightbitch e If I Had Legs I'd Kick You, fino a riflessioni complesse e metaforiche come il documentario Witches. Oltre agli eventi nazionali e locali intorno alla Giornata internazionale della donna, dunque, può essere utile individuare gli intrecci tra i film più recenti, apparentemente slegati ma orientati nella stessa direzione. Le più belle storie che oggi parlano di donne, cioè, sono quelle che rompono gli argini delle convenzioni, quelle che strappano via il pubblico dalla zona di comfort e lo costringono a riflettere.

È ciò che accade con la relazione priva di filtri fra Johanne, protagonista del film norvegese Dreams (al cinema dal 13 marzo), la madre e la nonna. Un’apertura totale, su ogni argomento - dall’amore alla solitudine, dal sesso alla queerness - che, superato l’imbarazzo iniziale permette di vivere attraverso il filtro del cinema un legame di piena libertà. Una comune esperienza (femminile) del mondo che forse ogni figlia ha desiderato condividere con la propria madre. In modo molto diverso, però, questa necessaria scomodità del pubblico è ciò che si realizza anche con le trasformazioni canine di Amy Adams in Nightbitch (su Disney+), metafora della rabbia che porta dentro di sé, come donna su cui ricade l’intera responsabilità della casa e della famiglia, tanto che nel film non ha nome se non Madre. È ciò, ancora, che accade in If I Had Legs I'd Kick You, in cui lo stesso sentimento di sopraffazione si trasforma per Linda (Rose Byrne, Orso d’argento alla Berlinale 2025) in un’inspiegabile voragine sul tetto, come proiezione di sé. L’esempio forse più crudo e duro, però, è il ferro tra le gambe che Karoline (Vic Carmen Sonne) usa per provare a interrompere la sua gravidanza e che dà il titolo stesso a The Girl with the Needle (su Mubi). Nel suo bianco e nero impietoso, il film di Magnus von Horn diventa un incubo, non per ciò che la protagonista tenta di fare senza riuscirci, ma per tutto ciò che arriva dopo, per la violenza di un mondo che non protegge le donne sole, spingendole anche oltre limiti inimmaginabili. In questo inferno oscuro, che racchiude anche la vera storia della serial killer Dagmar Overbye, Karoline matura però la sua personale visione della maternità, senza mai rinnegarne il rifiuto iniziale. È in questo limbo sospeso e incomodo, di Karoline e delle altre protagoniste, che nasce lo spazio per nuove visioni, nuovi modi di pensarsi donna, madre o no, nel mondo oltre lo schermo.