Giovedì 18 Aprile 2024

"Donne e Iran: la rivoluzione è solo cominciata"

Dal Salone del Libro l’appello alla mobilitazione dell’attivista Deniz Ali Asghari Kivage, che oggi partecipa al premio Inge Feltrinelli

di Silvia Gigli

"Donna, vita, libertà!" è lo slogan che si vede scritto sui muri delle città iraniane, che riecheggia nella notte da un quartiere all’altro mentre gli oppressori dormono o continuano a tiranneggiare le donne e le minoranze etniche iraniane. Dopo la morte di Mahsa Amini, il 16 settembre 2022, è un vero e proprio calvario, arresti, uso di proiettili, acido, gas per intossicare e uccidere le studentesse. Basta un velo un po’ storto per scatenare il mostro. Ci parla di questo l’avvocatessa iraniana Deniz Ali Asghari Kivage che, insieme alla giovane attivista russa Olga Misilmeri, parteciperà oggi al Salone del Libro di Torino alla presentazione della seconda edizione de premio Inge Feltrinelli “Raccontare il mondo, difendere i diritti”, organizzato dalla Fondazione G. Feltrinelli diretta da Massimiliano Tarantino.

Deniz è nata nel 1988 a Torino da genitori iraniani emigrati in Italia dopo la rivoluzione del 1979. Oggi fa parte del Coordinamento degli Iraniani di Torino, della community Woman Life Freedom Italy, del Consiglio Direttivo dell’associazione Torino Città per le Donne, con cui ha realizzato la Libera Scuola Mahsa Amini. "La primavera iraniana è ancora in corso, la nostra gente sta continuando a protestare – esordisce Deniz – se non lo fa in piazza lo fa su Telegram, Twitter, laddove sia possibile. Una rivoluzione non è una fiammata, una rivoluzione può durare anni". E da noi, tagliarsi una ciocca di capelli in segno di solidarietà è importante, ma non basta. Deniz fa parte di una rete della diaspora iraniana che ha collegamenti da Toronto a Berlino. Sono 9 milioni gli iraniani esuli in tutto il mondo dopo la caduta dello Scià. Adesso sono loro la voce del popolo schiacciato dalla dittatura. Giusto questa mattina tre ragazzi, Majid Kazemi, Saleh Mirhashemi e Saeed Yaghoubi, saranno forse impiccati per aver partecipato a una protesta. Anche Amnesty International si è mobilitata per loro. È uno stillicidio. "Vorranno forse uccidere tutti? Quando si fermeranno? L’Europa ha il dovere morale di intervenire per fermare questo genocidio" avverte Deniz. "Da 44 anni il mio Paese è in balìa di un potere oscurantista che ha negato ogni diritto alle donne applicando leggi che ne sminuiscono la forza e i diritti. È un apartheid di genere che è stato sopportato per anni ma adesso il popolo è in rivolta, dagli uomini del bazar agli impiegati statali, studenti, studentesse, madri, figlie si stanno mobilitando contro il governo e i loro persecutori".

La generazione Z è quella che si sta impegnando di più. È vietato ballare? Ecco il twerking di 4 ragazze senza velo su TikTok. È vietato cantare? Ecco i concerti improvvisati intonando Bella Ciao in farsi. "I giovani hanno una visione contemporanea della società – spiega Deniz – si è rotto il patto sociale, le ragazze in classe si tolgono il velo e viene rimossa l’immagine della guida suprema Khamenei. C’è stato un risveglio delle coscienze. Siamo pronti per la democrazia. E un Iran democratico cambierebbe il volto del Medio Oriente". Il regime sa di essere sull’orlo di un precipizio, avverte Deniz, ma non molla la presa, anzi per paura si fa più violento. Ecco perché la voce dell’opinione pubblica internazionale ha un potere, quello di far vivere le istanze delle donne e degli uomini iraniani. Solo un grande movimento internazionale può aiutarli a liberarsi: "Noi siamo un popolo allegro, ci piace cantare, ballare, fare festa, non siamo le donne in nero di Persepolis, vi prego aiutateci a tornare a vivere".

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