Nina Simone si chiamava in verità Eunice Kathleen Waymon e scelse come cognome d’arte il nome di una sua “eroina“: Simone de Beauvoir, stella del pensiero femminista del suo tempo. Nina ebbe una vita difficile e piena: la pelle nera in una società razzista (era nata nel 1933), gli studi musicali compiuti in condizioni estreme, e poi via via il successo, grazie a una voce fuori del comune e un pathos altrettanto eccezionale. Ma per la donna Eunice la vita è stata avara di gioie e piena di dolori; dolori anche fisici, per le violenze domestiche subite. E tuttavia Nina riuscì a non perdere la via maestra: conobbe Martin Luther King, donò la sua voce alla lotta per i diritti civili. Alla fine, la sua è stata una vita intensa e piena di luci nonostante tutto.
Francesca Genti racconta questa vita in forma di poesia e lo fa con la giusta misura fra leggerezza e cruda narrazione dei passaggi più difficili. "Forse è perché ero troppo stanca forse è perché ero troppo agitata, forse è perché la mia pelle non è bianca, forse è perché ho sbagliato la sonata. Forse è perché Edney mi manca, forse è perché mia mamma non mi ha amata, forse è perché non mi ero truccata (...) Non ammessa. Inabile. Bocciata Questo è scritto sopra il telegramma". Così, per dire, Genti racconta la bocciatura all’esame di ammissione alla scuola di musica di Philadelphia, agosto 1950.
r. c.
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