Giovedì 18 Aprile 2024

Django e il bacio gay Ultima frontiera del western

La nuova serie di Francesca Comencini: "Il genere resta, però parliamo di noi". Franco Nero: "Nel film di Corbucci sarebbe stato impensabile. Ma tutto cambia"

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di Beatrice Bertuccioli

Un genere intramontabile, epico e affascinante. E ora torna il vecchio west, ma nella trama densa della storia, tra sparatorie e cavalcate, batte forte un cuore contemporaneo. Perché quel mondo che, nel 1872, finita da sette anni la guerra di secessione, ha abolito la schiavitù ma non discriminazioni e violenze, ci parla molto del nostro presente. Così lo racconta la serie in dieci episodi Django, omaggio al cult movie di Sergio Corbucci del 1966 con Franco Nero e che nel 2012 aveva ispirato anche Quentin Tarantino e il suo Django Unchained. Disponibile su Sky e in streaming su Now da venerdì, è firmata da Francesca Comencini, che ha curato la direzione artistica del progetto e la regia dei primi sei episodi (David Evans e Enrico Maria Artale gli altri quattro). Accanto al protagonista Matthias Schoenaerts, Noomi Rapace, Lisa Vicari, Nicholos Pinnock, Manuel Agnelli al debutto come attore e, in una partecipazione straordinaria, Franco Nero.

Django ha combattuto con i confederati e ora vuole scoprire chi ha sterminato la sua famiglia e vendicarsi. Ma arrivato a New Babylon, un villaggio costruito in una sorta di cratere, scopre che la figlia Sarah è sopravvissuta, vive lì e, ormai ventenne, sta per sposare John Ellis, fondatore di quella comunità di persone libere e uguali. Non secondo la potente Elizabeth Thurman (una straordinaria Noomi Rapce), donna tanto devota a Dio quanto scossa dai desideri della carne, che li considera piuttosto una massa di ladri e peccatori e vuole eliminarli.

"Credo che il western torni sempre perché consente di parlare, in una cornice fiabesca, nera – sostiene Francesca Comencini ¬– delle nostre paure, e ci consente di esorcizzarle". E ora questa serie lo ripropone, con un racconto che fonde presente e passato dei personaggi attraverso continui flashback. "La serie nasce dal desiderio di provare a seguire le tracce di registi del passato, non so se nel talento – spiega Francesca Comenicini – ma sicuramente nell’audacia, nella follia, nella libertà e nell’amore per il western. E anche dal desiderio di raccontare il qui e ora che abbiamo intorno a noi, con i conflitti, le contraddizioni, le speranze".

Una storia certamente di fantasia ma che tiene conto, spiega Maddalena Ravagli (sceneggiatrice della serie con Leonardo Fasoli), del diario di Sarah Crosby, una predicatrice, ex prostituta, e dei tanti coevi scritti dai vaqueros. E allora non ritengono una “forzatura“ la scena di un bacio tra Django e il cognato. "Durante la transumanza, i ‘vaqueros’ affrontavano viaggi di mesi, lontani da tutto. In quelle situazioni borderline – dice Ravagli – era possibile che accadessero cose diverse da quelle canonizzate". Certo non per il Django di Franco Nero, che dice: "Impensabile quel bacio quando ho fatto il film con Corbucci, ma adesso il mondo è cambiato". Cos’è rimasto allora di quel Django? "La natura del personaggio, eroe ferito, storto – rispondela regista – uno dei primi a raccontare non una conquista ma una sconfitta".

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