«Amor, ch’a nullo amato amar perdona, / mi prese del costui piacer sì forte, / che, come vedi, ancor non m’abbandona". Chissà perché i versi del V Canto dell’ Inferno dantesco sono ancora oggi tanto citati. Perché parlano d’amore, forse? Di una storia, quella di Paolo e Francesca, che, vera o falsa, tocca l’animo umano? La storia dei due innamorati che Dante consegna all’Inferno è entrata nell’immaginario, presa anche come esempio di femminicidio poiché la protagonista Francesca da Polenta commette adulterio innamorandosi del cognato Paolo Malatesta e per questo viene uccisa dal marito, tra il 1283 e il 1285.
Ci si domanda ancora se sia giusto che Dante li abbia condannati. E su questo interrogativo in una serata organizzata a Bologna dall’associazione Incontri Esistenziali, si sono confrontati il Cardinale Matteo Maria Zuppi (amanti colpevoli) e il filosofo Stefano Bonaga (innamorati innocenti). Alla fine il pubblico ha scelto quale tesi appoggiare. E hanno vinto gli innamorati.
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