Dipendenza da videogiochi: genitori contro Fortnite

Alcuni genitori canadesi si sono rivolti a un tribunale perché stanchi di vedere i propri figli passare troppo tempo davanti a Fortnite

Ragazzo che gioca ai videogames

Ragazzo che gioca ai videogames

Almeno dieci ore al giorno davanti allo schermo per giocare a Fortnite, senza mangiare, senza lavarsi, senza neanche dormire, tutto per avanzare nei diversi mondi dell’iconico gioco della Epic: una vera e propria dipendenza che ha portato alcuni genitori canadesi ad accusare il colosso dei videogames davanti a un giudice. L’azienda replica affermando che i mezzi a disposizione dei genitori per limitare l’uso di Fortnite ai loro figli ci sono ma non vengono utilizzati. Il caso è stato raccontato dalla BBC. Una dipendenza come quella da tabacco Secondo i genitori dei ragazzi “schiavi” di Fortnite quella che ha colpito i loro figli a causa del videogames è una vera dipendenza, assimilabile al tabagismo. Sarebbe il gioco, per come è sviluppato, a trattenere i ragazzi incollati allo schermo. I numeri portati in tribunale sono impressionanti: uno dei ragazzi ha accumulato un totale di 7.700 ore di gioco in due anni, una media di 10 ore (su 24) dedicate a Fortnite. Dopo aver ascoltato le richieste dei genitori il giudice ha autorizzato l’apertura di una class-action contro Epic. Si tratta di una prima decisione favorevole ma il processo è ancora all’inizio e deve ancora iniziare la fase dibattimentale. La risposta del colosso dei videogames La replica di Epic alle accuse dei genitori canadesi non si è fatta attendere. La “colpa” secondo gli sviluppatori di Fortnite sarebbe da addossare ai genitori e non al videogames. “Fortnite – si legge nella dichiarazione dell’azienda – dispone del migliore parental control mai implementato in un videogioco. Consente ai genitori di supervisionare, in modo molto semplice, l’esperienza digitale dei figli. I genitori possono scegliere di ricevere rapporti dettagliati sulla quantità di tempo che i figli passano sul gioco, e possono scegliere di autorizzare personalmente ogni transazione. Combatteremo in tribunale, perché crediamo che questa causa non ha alcuna base giuridica”.

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