Lunedì 23 Giugno 2025
ANTONIO MANCINELLI
Magazine

Dior a Roma, la sintesi delle arti. Trionfo bianco tra magie barocche

Maria Grazia Chiuri presenta a Villa Albani la Cruise 2026: sfilano meraviglie di prêt-à-porter e couture. Capolavori intessuti con il fascino sperimentale anni ’30 di Mimì Pecci Blunt e con la bella confusione di Flaiano.

Maria Grazia Chiuri presenta a Villa Albani la Cruise 2026: sfilano meraviglie di prêt-à-porter e couture. Capolavori intessuti con il fascino sperimentale anni ’30 di Mimì Pecci Blunt e con la bella confusione di Flaiano.

Maria Grazia Chiuri presenta a Villa Albani la Cruise 2026: sfilano meraviglie di prêt-à-porter e couture. Capolavori intessuti con il fascino sperimentale anni ’30 di Mimì Pecci Blunt e con la bella confusione di Flaiano.

Altro che Arrivederci Roma – diffuso più volte nell’aria nei due giorni dell’evento. Questo è un “bentornata a casa“. La direttrice creativa di Dior, Maria Grazia Chiuri (prima donna al timone nella lunga storia della maison simbolo di femminilità) riappare nella sua città natale per la sfilata Cruise 2026. Ma non con la nostalgia di chi rientra: con la ferma dolcezza di chi ne prende possesso. Villa Albani, sede dell’evento che è stato preceduto da un tour dei luoghi capitolini a lei più cari, non è stata solo una scelta, ma una convocazione. Zero sentimentalismi: solo bellezza, controllo e un omaggio alle origini della sfilata di moda, un tempo sintesi tra arti e architetture, in una presentazione concepita come luogo dove i linguaggi creativi si intrecciano.

Ispirandosi alla teatralità dei giardini rinascimentali con le loro prospettive, l’evento si è dipanato non solo come una sfilata ma anche una sequenza di palcoscenici. Gli spettatori sono stati guidati in un’esperienza dal vivo da danzatori, reinterpretando il barocco teatro di verzura. Alla presentazione ha collaborato anche Tirelli, leggendaria sartoria teatrale "che ha aperto ulteriori prospettive alla moda Dior, realizzando abiti in garza medica di varie epoche storiche, a dimostrare che la moda non passa mai di moda", dice la stilista. Infatti, "la collezione racchiude anche citazioni dei Bal Blanc organizzati negli anni ’30 dalla principessa Mimì Pecci Blunt. In quelle serate gli invitati rigorosamente vestiti di bianco o di nero diventavano protagonisti di performance degne di Diaghilev e dei suoi Ballets Russes, in un turbine creativo di suggestioni e stimoli". Da quel salotto culturale, intreccio sublime di mondanità e sperimentazione teatrale, a Mimì – vicina a Salvador Dalí, Jean Cocteau, Paul Valéry, Alberto Moravia – arrivó nel ’58 l’idea di fondare il Teatro La Cometa, di fronte all’Ara Coeli. Chiuso durante il Covid, proprio nel 2020 è stato rilevato da Chiuri e grazie a lei trasformato in uno spazio dedicato ad attività culturali che oggi faticano a trovare spazio in città. Restaurato secondo il progetto originale dell’architetto visionario Tomaso Buzzi in un delizioso scrigno razionalista, ospiterà da settembre una serie di rappresentazioni e festival, programmati dalla figlia Rachele.

Al défilé, che univa capi di prêt-à-porter e di couture, il pubblico (Vip o Vic, very important client internazionali, altospendenti per destino o dinastia), è stato invitato a vestirsi in total black – gli uomini – o tutto bianco – le signore. Così Chiuri rilegge Mimì come si rilegge da adulti un libro amato da bimbi: con meno incanto e più lucidità. Il bianco trionfa, e se di solito dice purezza, lei vi innesta ambiguità. Non è verginale: è rituale. Non è innocente: è colto. Non è pacifico: è ironico. Gilet da dandy decostruiti. Giacche con le code del tight, come un’eco di balli in ambasciata. Abiti in pizzo evanescenti ispirati ai costumi di scena di film come La storia vera della signora delle camelie, film di Mauro Bolognini con Isabelle Huppert. E poi quei scolpiti – bottoni, bordi, giacche militari – che lo interrompono come glosse evidenti su un manoscritto gotico. Il rosso e l’oro, infine, per dire che la Dolce Vita non è mai finita, ma forse è il caso che ritrovi più chic e meno Cafonal, per dirla alla D’Agostino. Applausi, tra gli altri, da Natalie Portman, Camille Cottin, Mario Martone, Paolo Sorrentino, Rosamund Pike, Deva Cassel, Beatrice Borromeo, Nina d’Urso, Marisa Berenson, Valeria Golino, Laura Morante, Eleonora Abbagnato, Gianna Nannini, Beppe Fiorello.

Roma diventa così non un fondale, ma “il” personaggio. Un personaggio femminile: "è la Bella confusione, primo titolo che Ennio Flaiano ha dato a Otto e mezzo di Fellini, poi adottato da Francesco Piccolo per il libro sulla stagione d’oro del cinema italiano", conclude la designer. Chiuri non disegna vestiti: tratteggia capitoli. Della storia della moda, ma anche della sua. E, come in ogni romanzo di mistero, non sappiamo se per lei sia giunto il tempo – o la voglia – di rimanere dov’è o, invece, forse, di cambiare scena.