Sabato 20 Aprile 2024

Dichiarare guerra ai ratti per salvare i coralli

È la conclusione di un team di scienziati che, in un arcipelago dell'Oceano Indiano, ha trovato un nesso tra la proliferazione dei ratti e il cattivo stato di salute dei reef

(Foto: DamianKuzdak/iStock)

(Foto: DamianKuzdak/iStock)

Un team internazionale di ricercatori, che ha condotto uno studio per la salvaguardia dei coralli nell'Oceano Indiano, propone una soluzione drastica per proteggere i reef: sterminare tutti i ratti che infestano le isole tropicali. Secondo lo studio da poco pubblicato su Nature, esiste infatti un filo rosso che lega l'invasione dei roditori, la salute degli uccelli marini e il declino della barriera corallina. RATTI VS. UCCELLI L'indagine degli scienziati è partita da un dato certificato: la diffusione dei ratti attraverso le rotte commerciali ha decimato i volatili autoctoni nel 90% delle isole tropicali di tutto mondo. Il motivo è che i roditori sono predatori altamente invasivi, che fanno razzia di uova e piccoli di uccelli. Il coautore della ricerca Nick Graham, dell'Università di Lancaster (Regno Unito), sottolinea che "gli uccelli marini sono fondamentali per questo tipo di isole perché volano in mare aperto per nutrirsi, raggiungendo aree altamente produttive. Una volta tornati sull'isola […] depositano nel terreno il proprio guano, che è ricco di nutrienti, come azoto e fosforo". Alla luce di questa considerazione, diventa quindi essenziale capire in che modo la strage di volatili condizioni la vita dei limitrofi ecosistemi marini. TANTI UCCELLI, MOLTI CORALLI L'equipe ha individuato l'arcipelago Chagos, a sud delle Maldive, come il luogo ideale per trovare risposte ai propri dubbi. Qui, 18 delle 55 isole che compongono l'arcipelago, sono sorprendentemente prive di topi, a differenza delle rimanenti che sono popolate dai ratti neri. Le analisi condotte sui terreni, le alghe e le specie ittiche di 12 di queste isole (di cui metà abitate dai ratti e metà senza) hanno messo in luce evidenti differenze nei rispettivi ambienti marini. Le isole prive di ratti vantano infatti una densità di uccelli 800 volte superiore, che si traduce in una grande quantità di azoto e sostanze nutritive che, dagli escrementi, finiscono in mare, fornendo cibo ai suoi abitanti. In questo quadro spicca l'abbondanza di pesci (50% in più) e il proliferare di alghe, la cui presenza è cruciale per la sopravvivenza e la rigenerazione della barriera corallina. STOP AI RATTI PER AIUTARE I CORALLI L'altra faccia della medaglia è che nelle isole in cui i ratti proliferano si genera invece un circolo vizioso in cui, spiega Graham, "i ratti si nutrono di uova e pulcini, decimando il numero di uccelli marini. Di conseguenza, gli uccelli marini imparano a evitare le isole infestate dai ratti". E pochi uccelli significa molto poco guano, con tutti gli svantaggi che ne conseguono per i coralli. I ricercatori sperano che avere identificato questa insolita catena di eventi possa essere d'aiuto ai reef di tutto il mondo. Nello specifico, si è già stimato che "liberare" le isole infestate dell'arcipelago Chagos costerebbe circa 2-3 milioni di dollari, una cifra non certo irrisoria, ma che tuttavia potrebbe arginare gli effetti ancora più nefasti del cambiamento climatico, che surriscalda le acque sbiancando i coralli. Un'azione di questo tipo "potrebbe ribaltare gli equilibri alla base della sopravvivenza futura di queste barriere coralline e dei loro ecosistemi", conclude Graham.

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