Mercoledì 24 Aprile 2024

Diavolo di un Twain, l’eretico che scrive a Dio

Le irriverenti “lettere dalla Terra“ che lo scrittore immaginava inviate da Satana: l’uomo “cocco del Creatore“, gli errori di Noè sull’Arca

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di Roberto Barbolini

Diffidate dei cosiddetti “scrittori per ragazzi”: sono tipi poco raccomandabili. Se poi passano per bonari umoristi, diffidate due volte.

Prendiamo quel tale Samuel Langhorne Clemens, in arte Mark Twain: già l’uso dello pseudonimo dovrebbe mettervi in sospetto. Perché mai una persona dabbene, un rispettabile padre di famiglia, non appena brandisce la penna o la macchina da scrivere (Twain fu il primo scrittore ad usarla) ha tanta fretta di cambiarsi il nome, quasi si vergognasse di se stesso?

È come se Tom Sawyer, monello fantasioso ma tutto sommato civile, volesse salvarsi l’anima attribuendo le sue marachelle a quel ribelle picaresco e squinternato del suo amico Huck Finn. Nel corso di una vita costellata di successi ma anche di gravi lutti famigliari, a mano a mano che Twain invecchiava, il suo lato-Huck Finn cominciò a prevalere sul lato-Tom Sawyer, accentuando la vena polemica, spesso sarcastica fino al cinismo, verso i perbenistici “idoli della tribù” cari alla buona società americana della quale anche lo scrittore, orfano di padre a undici anni e costretto a fare svariati mestieri, dal tipografo al pilota di battelli fluviali sul Mississippi, era infine arrivato a far parte.

"Di qui, lo sgorgare dalla sua penna di un autentico black humour, un umorismo nero che lascerà tracce durature nella narrativa statunitense", osserva Mario Maffi nella prefazione alle Lettere Eretiche di Twain (156 pagine, 13 euro) che Piano B edizioni, a 110 anni dalla morte dello scrittore, manderà in libreria il 3 novembre prossimo a cura di Guido Negretti. Si tratta d’una raccolta di irriverenti “lettere dalla Terra” (cinque delle quali finora inedite in Italia) che Twain immagina indirizzate agli arcangeli Gabriele e Michele da Satana in persona, esiliato da Dio a causa dei suoi commenti impertinenti sulla Creazione.

Fin dalla prima missiva, quel diavolo di Twain non risparmia i sarcasmi: l’uomo, con la sua convinzione di essere “il cocco del Creatore”, gli appare un essere folle, in preda a sciocche superstizioni sul paradiso e l’inferno: "L’uomo ha immaginato un paradiso e ha completamente escluso da esso il più grande di tutti i suoi piaceri (…): il sesso!". In compenso, lassù tutti suonano l’arpa e cantano per l’eternità anche se sono stonati. E tutti "devono essere fratelli: bianchi, neri, ebrei, senza distinzione alcuna, mentre qui sulla Terra tutte le nazioni si odiano a vicenda - e tutte odiano gli ebrei". E avanti così.

La Bibbia? Un bestseller dove c’è grande poesia, "favole geniali, storie truci, qualche buon principio morale, una miniera di oscenità e un po’ più di un migliaio di fandonie".

0 di trovarsi già in zona Woody Allen. Dopo aver smascherato l’ipocrisia del senso morale e le angustie del falso pudore, Twain rivisita gli errori della Creazione a partire da Adamo ed Eva, per poi soffermarsi sulle madornali carenze dell’Arca di Noè, da cui sicuramente mancavano canguri, opossum e ornitorinchi, tutti migrati "molto tempo prima verso una parte del mondo che Noè non aveva mai visto e di cui non sapeva niente". Fin qui è ancora il lato Tom Sawyer dello scrittore a spadroneggiare. Ma lettera dopo lettera il tono si fa più sferzante, fino a raggiungere il cupo diapason dell’invettiva.

Quando Twain prende di petto il Creatore in persona è l’innocenza feroce e irriducibile di Huck Finn a fare le veci del Mr.Hyde stevensoniano. Un Huck Finn invecchiato e rancoroso, che non perdona all’Altissimo i mali e le miserie che affliggono l’umanità e scorge nella creazione solo una tragica burla cosmica. Quasi alla fine della loro lunga vita in comune (1835-1910) , Mark Twain l’irriverente “umorista della frontiera” e Samuel Langhorne Clemens, il suo Doppio borghese e perbenista, si tolgono la maschera e scoprono di non essere nessuno dei due. Forse per questo le cinque lettere a tema religioso, qui raccolte per la prima volta, Twain non volle mai pubblicarle.

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