Mercoledì 24 Aprile 2024

Forse abbiamo capito come salvare i diavoli della Tasmania

Una singola mutazione del DNA potrebbe salvare il diavolo della Tasmania dall'estinzione, ma anche aiutare la cura dei tumori negli esseri umani

Un esemplare di diavolo della Tasmania

Un esemplare di diavolo della Tasmania

Da tempo il diavolo della Tasmania, uno dei più noti marsupiali dell'Australia, sta lottando contro un particolare tipo di cancro trasmissibile, chiamato tumore facciale del diavolo (acronimo inglese: DFTD), che ne ha decimato la popolazione nel giro di vent'anni. Al momento non esistono cure efficaci, ma un recente studio pubblicato sulla rivista Genetics rivela che forse il segreto per sconfiggere la malattia si cela in una minuscola mutazione del DNA, la cui scoperta potrebbe aiutarci anche a combattere i tumori umani. Dopo avere osservato che alcuni esemplari sembrano in grado di invertire spontaneamente la progressione del DFTD, il team internazionale capitanato da Mark J. Margres, della University of South Florida, ha condotto una serie di test genetici in laboratorio, per approfondire il comportamento delle cellule tumorali. L'indagine ha così messo in luce che i diavoli in apparente via di guarigione sono portatori di una specifica mutazione genetica, che causa l'attivazione di un gene "salvavita" (nome in codice: RASL11A), capace di rallentare la crescita del tumore. La scoperta non risolve il problema nell'immediato, ma costituisce un solido punto di partenza per ideare un trattamento che salvi i diavoli della Tasmania dall'estinzione (stimata entro il 2035). Gli scienziati offrono anche una chiave di lettura alternativa, secondo cui la mutazione sarebbe figlia della coevoluzione tra la malattia e il suo ospite, che, adattatosi alla situazione, potrebbe avere sviluppato un naturale meccanismo di difesa nei confronti DFTD. C'è però un altro aspetto degno di attenzione e riguarda la possibilità di manipolare il gene RASL11A per indurre una regressione delle neoplasie negli esseri umani. "Questo gene è implicato nei tumori umani della prostata e del colon", ha spiegato il coautore Andrew Storfer, professore di scienze biologiche presso la Washington State University. "Questi risultati alimentano la speranza di salvare i pochi diavoli della Tasmania rimasti al mondo, ma un giorno potrebbero tradursi in qualcosa di importante per la salute umana".

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