Venerdì 19 Aprile 2024

Diabolik, i cent’anni dell’indomita Angelak

La Giussani: prima modella, stella (senza soldi) del jet-set e pilota d’aerei. Poi geniale creatrice del fumetto del ladro mascherato

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di Simone Arminio

Sarebbe potuta essere soltanto una modella Angela Giussani, che quest’anno avrebbe compiuto un secolo. Una donna bellissima e di classe come in quella foto in cui, impermeabile chiaro e guanti neri, promuove le pastiglie Valda contro la tosse. In un’altra foto di tutt’altro tenore mostra invece il suo sorriso smagliante, in abito da notte, per il dentifricio Colgate.

Siamo nella seconda metà degli anni Quaranta. Lei, nata il 10 giugno 1922, non ha ancora trent’anni e non sa ancora che un giorno avrebbe messo al mondo un figlio geniale e spietato. Un ladro immaginario, fatto di carta, china e pugnali: il suo nome è Diabolik. Nascerà nel 1962, ma sono quegli anni pionieristici del primo Dopoguerra a Milano a mostrare il contesto in cui Diabolik ed Eva Kant si muoveranno per decenni. Ovvero feste di gala, palazzi lussuosi, whisky, nobili, imprenditori. Angela Giussani e il marito Gino Sansoni in quegli anni sono giovani e appariscenti, frequentano il jet-set ma da principio di soldi non ne hanno. Intraprendenza sì, e infatti vivono in una sola camera ammobiliata, però in un lussuoso palazzo di via Mascheroni.

Lui, forlivese, per ritrovare quella splendida milanese sfollata a Cervia con cui aveva avuto una relazione estiva nel ‘43, a guerra terminata convincerà un suo amico a istruire una vera e propria indagine. Si trattava di Tom Ponzi e tre anni dopo, forse proprio sulla scia di quel primo successo, fonderà la sua celebre agenzia investigativa. Lei, ritrovata e assunta da Gino, ne diviene moglie, poi modella, quindi perfetta complice in affari. Nel frattempo, già rara donna a guidare l’auto e ottenere il tesserino da giornalista, in quegli anni si concede anche il brevetto di volo. Ma non è in automobile né in aereo che, a 40 anni, Angela Giussani prese finalmente la direzione giusta. Fu piuttosto durante un viaggio in treno.

Anno 1962. Nello scompartimento il suo sguardo annoiato venne attirato da un libro impigliato tra i sedili. Era un romanzo giallo della serie di Allain e Souvestre che ha come protagonista Fantomas. Ed ecco l’idea. Un ladro glaciale e gentiluomo, che frequenta i salotti importanti sotto falsa identità, grazie a spettacolari maschere di sua invenzione, e deruba i ricchi con mille arguzie e trabocchetti tecnologici, uccidendo sì, ma solo se serve. Suo alter ego è un poliziotto bravissimo, ma eternamente sconfitto, chiamato con sarcasmo Ginko, ovvero il marito Gino con l’aggiunta di una kappa. C’è una kappa anche in Eva Kant, donna bella quanto forte e determinata, il cui cognome arriva dal filosofo a cui Angela, coltissima, aveva dedicato la tesina delle Magistrali. Il nome di Diabolik invece arriverà da un fatto di cronaca. Un anonimo assassino che a Torino qualche anno prima aveva compiuto il delitto perfetto firmandosi Diabolich, a sua volta ispiratosi a un romanzetto poliziesco di quegli anni.

Ma se fin qui è un gioco di rimandi, l’idea che decretò il successo di Diabolik si deve a due dettagli che danno la cifra del genio imprenditoriale di Angela Giussani. Il primo: a quell’epoca tutti amavano i fumetti, ma di nascosto. Da qui il formato, perfetto per scivolare nella tasca di una giacca. Il secondo: storie corte e disegni grandi, per farsi leggere con agilità, e quasi tutto, anche in piedi sui treni affollati della classe operaia. Ricetta completa, mancavano solo i soldi. Angela allora si licenziò dalla Astoria del marito, e con la liquidazione, a mo’ di sfida, chiese e ottenne di affittare le due stanze meno nobili della stessa sede: bagno e cucina, con ingresso sul retro. Lì fondò la Astorina, ma l’avvio non fu certo facile. Diabolik infatti all’inizio non funzionava e, delle due, creava più rogne che guadagni. Come le lettere di fuoco dell’importatore italiano della Jaguar, contro l’uso della celebre macchina scelta per il personaggio.

Lei resistette: il suo fumetto doveva funzionare, e non certo per il vezzo di una borghese annoiata quale non è mai stata. Piuttosto per il suo sogno di donna emancipata, determinata a trovare il proprio spazio imprenditoriale. "Mi serviva uno stipendio" ripeterà infatti sempre a chi, anni dopo, le chiederà conto della nascita di Diabolik, aspettandosi magari una storia romantica per risposta.

A quello stipendio Angela e Luciana Giussani (che lasciò il posto fisso alla Folletto per seguire sua sorella) avrebbero dedicato tutta una vita fatta di casa e bottega al primo e secondo piano di via Buonarroti, dove Diabolik rinasce ancora oggi ogni mese, 60 anni dopo. Perché il tempo è gentiluomo, e va in Jaguar. E a questo proposito: fu direttamente la casa automobilistica a scrivere, a un certo punto. Ma non era per minacciare cause, piuttosto per chiedere il permesso di usare le tavole del celebre fumetto nei propri spot. Diabolik era già nel mito. Ma questa è un’altra storia.

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