Venerdì 19 Aprile 2024

Diabolico Mick: "San Siro, il mio inferno rock"

Indistruttibile Jagger, 79 anni a luglio: appena guarito dal Covid, saluta in italiano i 57mila del Meazza. È la calda festa dei Rolling Stones

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di Andrea Spinelli

Innanzitutto il boato dei 57mila di San Siro per Charlie Watts, quando ieri è comparso sui maxischermi del Meazza dietro ai tamburi, anche se solo in filmato. Un cuore fuori tempo, vero e proprio insulto per un batterista, se l’è preso l’estate scorsa e il primo pensiero della maratona con cui i Rolling Stones sono tornati tra i sacri spalti di San Siro dopo diciassette anni è stato tutto per lui. Poi quella vibrante voce fuoricampo che annuncia "Ladies and Gentlemen… The Rolling Stones!" e l’esplosione dell’antica liturgia sugli accordi di una Street fighting man ammantata di rabbie lontane.

Trent’anni fa Jagger la cantava lottando contro i suoi incubi, fameliche fiere (gonfiabili) che trafiggeva come il cavaliere senza macchia e senza paura di un’incisione di Albrecht Dürer, mentre oggi la rabbia è più mediata, intellettualizzata. Ma sarebbe forse un errore pensare evaporata via. E la visione umanistica dell’essere “faber fortunae suae”, dell’andare avanti superando qualsiasi ostacolo, compreso quello, apparentemente invalicabile, del male e del tempo, della decadenza, ben si adatta a uno come nonno Mick (79 anni il 26 luglio) che neppure il Covid è riuscito a fermare più di una settimana, come sanno bene i fan milanesi, rimasti col cuore in gola per giorni dopo il recentissimo slittamento forzato dei concerti di Amsterdam e Berna.

Un rovescio che ha fatto rivivere in alcuni l’incubo del 1998, quando la band annullò la tappa a San Siro del Bridge to Babylon Tour la mattina stessa del concerto proprio a causa del frontman e di una laringite che tre giorni di iniezioni di cortisone non erano riusciti a debellare. Stavolta è andata bene, la tempra del rocker ha avuto la meglio sulla virulenza del morbo, liquidato senza troppe ansie in un video per i fan come uno "spiacevole inconveniente", e la carovana del Sixty Tour ha potuto riprendere il cammino proprio dal Meazza.

Preceduti dai Ghost Hounds, (rumoroso) sestetto di Pittsburgh in bilico tra rock e blues, gli Stones, 231 anni in tre, in quello che potrebbe essere stato il loro ultimo concerto italiano hanno puntato al cuore di una storia lunga sessant’anni senza economizzare hit (anche se l’assenza di Brown sugar pesa) pescando il 95% dai loro scintillanti anni Sessanta-Settanta. Sono arrivate così 19th nervous breakdown, Tumbling Dice, You can’t always get what you want, e su su fino a Miss you, Start me up e, neI bis, all’inevitabile (I can’t get no) Satisfaction.

A Mick Jagger – che l’anno scorso ha passato diversi mesi tra la Toscana e la Sicilia – piace parlare in italiano e infatti a inizio show ha subito salutato: "Ciao Milano, come va? Che bello tornare qui a Milano. Questo è il nostro primo tour senza Charlie e ci manca tantissimo", ha aggiunto con l’accento che è sempre un po’ quello di Con le mie lacrime, versione nella nostra lingua di As tears go by pubblicata nel ’66 e rifatta sia a San Siro nel 2006 sia a Lucca cinque anni fa. A ribadire il legame Stones-Italia, anche le nuove magliette – indossate da tanti fan – nate per questo show dalla collaborazione tra la band e il Milan, con la linguaccia tinta di rossonero.

Sostenuto dalle chitarre di Keith Richards (78 anni, occhiali neri e cappellino giallo) e Ron Wood (“solo“ 75 anni ma il più in affanno dei tre) Jagger suona l’armonica in Midnight rambler e per ribadire il concetto della luciferina Sympathy for the Devil esclama – ancora in italiano –: "Che bello essere sul palco anche se il caldo è quello del Quinto girone dell’Inferno". E poi a Keith: "Alla faccia di chi ci vuole male".

Nel bis Gimme shelter si trasforma in un pensiero politico davanti ai palazzi sventrati dai missili in Ucraina sullo schermo. Alla fine rimane la forza e la magia di un passato che non passa e i sortilegi di una macchina da rock, da sogni, da nostalgie, ma anche da profitti, se si conta che lo show di ieri sera ha incassato oltre 7 milioni di euro e che i fan (di tutte le età) in deliquio aggrappati alle transenne del prestigiosissimo “diamond pit” non hanno battuto ciglio a pagare un biglietto da 345 euro per godersi sguardi, ammiccamenti e rughe sottopalco.

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