Venerdì 19 Aprile 2024

"Devi fà l’americano. E Carosone mi illuminò"

Il pianista, che ha composto la colonna sonora del film sul cantautore napoletano: "A 11 anni gli scrissi e lui rispose: devi studiare il blues"

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di Beatrice Bertuccioli

Racconta Stefano Bollani che Renato Carosone è sempre stato il suo mito. "È stata una grande gioia essere chiamato a comporre la colonna sonora del film per la tv che ricostruisce la vita e la carriera del grande musicista e cantante napoletano". Dagli esordi in Africa al successo sui palcoscenici di tutto il mondo, fino alla decisione di abbandonare molto presto le scene, nel 1959, a soli 39 anni. Carosello Carosone, che andrà in onda su Raiuno giovedì prossimo, diretto da Lucio Pellegrini con Eduardo Scarpetta nel ruolo di Carosone, è tratto dal libro di Federico Vacalebre Carosonissimo. E ha ottenuto il sostegno e il plauso di Pino Carosone che, per la prima volta, ha rivelato una delicata verità, finora rimasta segreta e narrata ora nel film. Quando il cantante incontrò ad Asmara la bella Lita, che sarebbe poi stata sua moglie e il suo grande amore per tutta la vita, lei aveva già questo bambino, Pino, oggi ottantatreenne, e Carosone lo accolse subito come un figlio.

Maestro Bollani, era già un conoscitore ed estimatore di Carosone?

"Non ci siamo mai incontrati di persona, ma quando avevo undici anni, nel 1983, gli ho scritto una lettera e lui mi ha risposto dicendomi, ’Qualunque cosa tu voglia fare nel campo della musica, studia il blues che è alla base di tutto’. E così ho fatto. Davvero per me questa è stata l’occasione per ringraziarlo di cuore, perché se ho fatto un percorso nella musica, è stato perché ho avuto questo consiglio per lettera dal mio mito assoluto".

Cosa l’ha colpita in particolare del ritratto di Carosone tratteggiato nel film?

"Di solito i musicisti vengono presentati per il loro lato oscuro, come ad ammonire i giovani, fate attenzione perché a fare musica, a fare gli artisti, ci sono dei pericoli di squilibrio mentale. E invece questo film mostra il percorso, luminoso, di uno che capisce il proprio talento, e lo capisce a tal punto che continua a incontrare persone che lo aiutano, a cominciare dal padre e poi l’amata Lita e il batterista e amico Gegè Di Giacomo".

Come ha lavorato sulle musiche?

"Le musiche delle sue canzoni sono assolutamente fedeli alla versione originale. Poi ho composto la colonna sonora vera e propria; è stato un grande privilegio, perché metto la mia musica sulla vicenda di quello che è, per me, il mio maestro".

A proposti di quei gioielli, canzoni famosissime come Tu vuò fa’ l’americano, Pigliate ‘na pastiglia, le canticchia mai?

"Tutti i giorni perché, come sanno in molti, sono un ottimo antidoto contro il primo accenno di tristezza. Basta canticchiarsi “torero, te si’ piazzato ‘n capo stu sombrero“, e già si illumina la giornata".

Secondo lei perché, all’apice del successo e ancora giovane, Carosone decide di ritirarsi?

"Andava in giro per il mondo, nel frattempo registrava dischi e la sera suonava in un night. Credo che non ne potesse più di quella vita. Ma non ha smesso di fare musica, ha sempre continuato a suonare il pianoforte, tant’è vero che, a un certo punto, ha ripreso a farlo anche per il pubblico. La sua passione per la musica non è mai stata in discussione".

Da dopodomani la vedremo su Raitre in Via dei Matti numero zero, con sua moglie, l’attrice Valentina Cenni. Di che si tratta?

"Parleremo di musica, canteremo insieme e insieme accoglieremo i nostri ospiti, amici che vengono a trovarci, da Checco Zalone a Ornella Vanoni a Francesco De Gregori, come se davvero fossimo a casa nostra".

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