Mercoledì 24 Aprile 2024

"De Sica mi regalava libri, io diva per caso"

A Giovanna Ralli il David alla carriera: "Sognavo una vita normale. Di Mastroianni sono stata fidanzata, moglie e amante, ma solo nei film"

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di Giovanni Bogani

Il 3 maggio Giovanna Ralli riceverà il David di Donatello alla carriera. Una carriera lunga più di settant’anni, nella quale ha attraversato tanto cinema italiano, e ha anche toccato il grande cinema di Hollywood. "Mi ha chiamato Piera Detassis, la presidentessa dell’Accademia dei David. E io ho pensato in un attimo a tutta la mia vita, e soprattutto al mio primo giorno a Cinecittà".

Era il 1943.Che cosa ricorda di quel primo giorno?

"Ahahah!", ride. "Ci ero andata da sola, col tram, alle sei di mattina, dal Testaccio dove vivevo, fino a Cinecittà. E all’una, non vedevo l’ora che ci fosse la pausa, perché ci avrebbero dato il cestino del pranzo! Non pensavo ad altro…".

Quanti anni aveva?

"Ero una bimba. Avrò avuto sette anni, facevo la comparsa e non chiedevo di più: non sognavo mica il cinema! Sono nata nel 1935: negli anni della guerra, servivano anche quei soldi: feci una piccola parte ne I bambini ci guardano di Vittorio De Sica…".

Quindi ricorda la guerra.

"La ricordo benissimo e sono sconvolta nel rivedere oggi le stesse scene: la fame, il gelo, i bombardamenti. Non ho dimenticato niente, e ora tutto torna, come se niente fosse cambiato".

Suo padre era antifascista.

"Ricordo gli ebrei che nascondemmo a casa nostra".

Come entrò il cinema nella sua vita?

"In realtà non ci pensavo proprio. Sognavo una vita “normale“. Poi iniziarono i provini. Il primo ruolo in un film a episodi, Villa Borghese, nel quale recitavo con Vittorio De Sica. Il più grande critico dell’epoca, Filippo Sacchi, scrisse di “una nuova attrice straordinaria“. Beh, pensai, forse devo continuare con questo lavoro!".

È riuscita a godersi un po’ l’adolescenza?

"L’ho persa del tutto. Non sono mai andata a ballare: la mattina presto lavoravo, la sera studiavo le scene. Non ho mai frequentato i miei coetanei. Ero in un mondo di adulti. Ma mi piaceva sempre di più quel lavoro. Io sono timidissima: ma riuscivo ad abbandonarmi ai personaggi da interpretare".

Non ha fatto studi regolari?

"No: avrei voluto tanto. Ho imparato il francese e l’inglese grazie al cinema. E devo ancora ringraziare Rossellini e De Sica che facevano a gara nel regalarmi libri! Oggi rileggo Maupassant e Cechov".

Ha lavorato con Sordi, Gassman, Mastroianni, Tognazzi. Diretta da Rossellini, Monicelli, Scola. Un ricordo di Mastroianni?

"Era meraviglioso, generoso, gentile. Nell’ultimo film insieme, Verso sera di Francesca Archibugi, mi disse: “Giova’, abbiamo iniziato da fidanzati, siamo stati marito e moglie, poi abbiamo avuto figli, ora eccoci amanti maturi: abbiamo vissuto tutte le vite!“. E giù a ridere".

Riuscì anche a conquistare Hollywood...

"Era il 1966. Blake Edwards mi aveva visto nella commedia di Scola Se permettete parliamo di donne e mi fece fare un provino a Hollywood per Papà, ma che cosa hai fatto in guerra?. Stavo per tornare a Roma, la sera. Mi chiamano in hotel: “Signora, si prepari a rimanere a Los Angeles per 6 mesi“".

Come fu l’impatto con Hollywood?

"La cosa più sconvolgente della mia vita. Sono stata ospite di Frank Sinatra nella sua villa a Palm Springs. L’ho sentito suonare il pianoforte per me. Ho ancora, qui in casa, tanti suoi dischi autografati".

I registi che più la hanno segnata?

"Rossellini, per la libertà che dava a noi attori. E Carlo Lizzani perché danzava con la macchina da presa: era un grande poeta dell’immagine. Rimanemmo amici, per me rimase un ragazzo, con quel ciuffo sempre ribelle. Lo vidi passare, con la moglie, per strada, pochi giorni prima che si buttasse dalla finestra. Mi sembrò triste, ma non ebbi la prontezza di chiamarlo da lontano. Mi rincresce ancora".

Fra poco la rivedremo sullo schermo in Marcel!, primo film da regista di Jasmine Trinca…

"Sì. Dopo la morte di mio marito, sono rimasta otto anni ferma. Per due anni non sono uscita di casa. Poi ho trovato la forza di ricominciare a vivere. E di fare del cinema. Jasmine è una donna meravigliosa, intelligente, generosa. Sarà un film autobiografico, in cui lei racconta molto di sé. E sono orgogliosa di farne parte".

Ha paure, rimpianti, sogni?

"Paure, solo una: di prendermi il covid adesso, perché il 3 maggio voglio tenere fra le mani questo David! Per il resto, non temo nulla. Sono credente, credo che ci sia qualcosa oltre la vita. È un sentimento che è dentro di me, da sempre. Rispetto chi la pensa diversamente: ma per me è così. Non voglio vivere fino a cent’anni, non voglio aver bisogno di una badante. Vivo la giornata, e non penso al futuro".

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