Dazieri nella mente di Gerry Vite al confine fra bene e male

Migration

Si chiama (forse) Gershom e si fa chiamare Gerry. Sandrone Dazieri che con Il Gorilla prima e con l’acrobatico duo Dante Torre e Colomba Caselli poi, ha sempre attraversato con i suoi personaggi il confine labile tra ciò che è considerato legale e quello che invece è definito illegale, disegna un altro personaggio, entrando dalla porta principale: la mente di Gerry. Gerry appare sulla scena quando il rapimento di una ragazzina riaccende l’attenzione (di diversi personaggi dal passato ingombrante) su quello che oggi chiamano cold case, ma che trent’anni prima era dato per chiuso con la condanna del presunto colpevole. Il libro si muove tra passato e presente, tra legale e illegale con una domanda che suona quasi come un senso di colpa proprio perché rimette tutto in discussione: che cosa sarebbe giusto fare ora?

Non è facile in un genere come il thriller rinnovarsi, senza andare a riproporre in maniera seriale personaggi riusciti, cui il pubblico si è affezionato. Dazieri in questo genere è uno dei pochi che riesce a creare nuovi personaggi che riescono, sempre e comunque, ad attrarre fino a quasi sedurre il lettore. Proprio perché i suoi personaggi si nutrono di quell’impasto bene-male che in fondo poi è la vita.

Così in questo libro oltre a Gerry si staglia anche la figura di Itala, poliziotta, chiamata Regina. Figura che emerge dalle pagine del passato. Perché la chiamino Regina vale la pena di scoprirlo, leggendo Il male che gli uomini fanno. Per iniziare poi a riannodare i fili.

Matteo Massi

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro