Dario Argento: "Bollettino del virus più spaventoso di tanti miei film"

Il maestro del brivido: "Tutti, me compreso, aspettavamo ogni giorno col cuore in gola la conferenza stampa"

Dario Argento

Dario Argento

Roma, 4 maggio 2020 -  "Vuole sapere se c’è una trasmissione televisiva che fa paura? Quella che faceva più paura si trasmetteva ogni giorno alle sei: il bollettino della Protezione civile. Quei numeri erano più spaventosi di un mio film. E tutti siamo stati ad aspettarli, ogni giorno, con il cuore in gola. Anch’io". Il maestro dell’horror, Dario Argento, il regista che ha riempito di paura gli occhi e i cuori degli spettatori in tutto il mondo, non ha dubbi. Il film più spaventoso, per lui, è quello della realtà. "Non per me", dice. "Io sono abbastanza forte. Ma penso alle persone fragili, a quelle più esposte all’angoscia. È un momento terribile, e se ne sentiranno le conseguenze a lungo". Dario Argento, 80 anni a settembre, se ne sta nella sua casa di Roma. Non esce quasi mai, e sente ogni giorno le due figlie, Fiore e Asia. Sono passati esattamente cinquant’anni dal suo esordio, con "L’uccello dalle piume di cristallo", nel 1970. Prima, c’era stato un apprendistato come giornalista, come critico, e infine come sceneggiatore, anche per Sergio Leone. Dopo, sarà la grande stagione del cinema del terrore: "Profondo rosso", "Suspiria", film che entusiasmeranno platee immense. L’anno scorso, ha ricevuto il David di Donatello alla carriera.

Quanto è scosso da questa emergenza? "Mi ha messo paura, come a tutti. E, non lo nego, ho pregato. Ho pregato affinché non fossi contagiato. C’è poco da fare o da filosofare: è un virus che colpisce tutti, che non fa distinzioni. E che sta sterminando intere generazioni". La solitudine forzata di queste settimane come la vive? "In realtà quella per me non è una novità. Io sono abituato alla solitudine, fin da quando ero bambino. Stavo molto da solo, leggevo, immaginavo storie. In fondo, faccio adesso le stesse cose che facevo da bambino". In molte interviste, confessa di avere un vicino scomodo: Dario Argento. Il Dario Argento «pubblico», col quale la gente si confronta, e con cui lei ha un rapporto difficile. Le accade an cora? "No, in questi giorni no. Per fortuna, Dario Argento – quello pubblico – è scomparso, non c’è più. Ed è una enorme liberazione. Quel regista per il quale la gente si entusiasma, a cui chiede i selfie e le interviste, e che a me, lo confesso, pare quasi un estraneo. In questi giorni non lo vedo più". E con chi parla, in questi gior ni? "Con me stesso. Mi faccio molte domande. E c’è una sola cosa che mi fa un po’ soffrire". Quale? "Non riesco più a dormire. I ritmi della veglia e del sonno, con questa emergenza del virus, mi si sono completamente stravolti. E credo che questa cosa stia accadendo a molte altre persone". Che cosa fa, se non dorme? Quali libri legge? "Ho messo a posto tutta la libreria di casa. Mi piacciono soprattutto i libri d’arte. Il mondo dell’arte mi ha sempre affascinato. Fin da quando ero ragazzino, guardare un quadro era per me l’inizio di un viaggio in una dimensione parallela, dove i confini del reale si perdono col sogno". Vede anche dei film? "Vedo dei film coreani. Mi piacciono molto". Come «Oldboy» di Park Chan-wook, in cui il protagonista mangia un polpo vivo? "Beh, ma quello l’ho mangiato pure io…". Come? "Ma sì: quando sono stato in Corea, c’erano questi mercatini in cui si sceglievano pesci, molluschi, polpi ancora vivi. Qualche volta ti cuocevano il pesce all’istante: ma il polpo era tradizione mangiarlo vivo". Parliamo di futuro. Stava per iniziare un nuovo film? "Sì: si chiama ‘Occhiali n eri – Black Glasses’. È un progetto che accarezzo da tempo: un giallo ambientato a Venezia. Era tutto pronto. Invece, si partirà in autunno, se tutto va bene". Sarebbe il suo ritorno sul set, dopo otto anni da «Dracula 3D». Può darci qualche dettaglio in più? "Posso parlarvi della protagonista, con cui proprio poche ore fa ho parlato a lungo di alcuni particolari del suo personaggio. No, non è mia figlia Asia, anche se Asia avrà un ruolo importante nel film. Con Asia ci comprendiamo sempre al volo, capisce ciò di cui ho bisogno". E dunque la protagonista è…? "Si chiama Stacy Martin, è franco-inglese, ha trent’anni, è bellissima".