Giovedì 25 Aprile 2024

Dall’Umbria al mondo, David speciale alla Bellucci "Nel mio cuore sono sempre stata italiana"

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La hanno eletta la donna più bella del mondo e hanno dato il suo nome ad una rosa. Star, icona, mito: Monica Bellucci. Riceverà il David speciale alla carriera l’11 maggio, in diretta su Raiuno. Sarà anche la prima cerimonia ufficiale del cinema après le deluge, dopo il silenzio forzato di questi mesi. "Ricevere questo riconoscimento mi riempie di emozione, perché ho un grande rispetto per il nostro cinema, fonte di ispirazione per il cinema mondiale. E anche se il mio percorso mi ha portata all’incontro di culture ed esperienze artistiche diverse, nel mio cuore mi sento sempre e solo italiana", dice Monica.

Monica, che non si è accontentata della sua bellezza imperiosa, definitiva, perfetta. Si è confrontata col cinema internazionale, lavorando con Francis Ford Coppola, o nei film che la hanno portata in Francia, la sua seconda patria, come Irréversible di Gaspar Noè, film durissimo, sconvolgente, con quella scena di stupro che dura dieci interminabili minuti. Ha giocato con la sua bellezza lirica, sacrale in Malèna di Giuseppe Tornatore, e in Le meraviglie di Alice Rohrwacher, la regista che, al festival di Cannes, Monica teneva per mano come una figlia, proteggendola e incoraggiandola.

A proposito di rischi, ha affrontato l’ottovolante emotivo e artistico di un film con quel folle di Emir Kusturica, che voleva lei e solo lei, come una Maradona del cinema. Mai vacua, mai frivola, mai inutilmente polemica: alla fine, mai neppure uno scandalo. Monica non è solo un’icona di splendore: è anche un modello di comportamento. Dà un’impressione di stabilità che supera anche lo shining, la luccicanza della sua bellezza.

Polemico invece con i David è uno dei registi con cui la Bellucci ha lavorato: Gabriele Muccino. che è uscito dalla giuria, scrivendo su Twitter: "Non mi riconosco nei criteri di selezione di quello che era un tempo il premio più ambito dopo l’Oscar".

E ha aggiunto che non si presenterà più neppure da candidato. Fine di un rapporto già compromesso, che in numerose esternazioni precedenti aveva attaccato il premio, in aperta polemica con i titoli premiati. Giorni fa, all’annuncio delle candidature del 2021, da cui era escluso il suo film Gli anni più belli, aveva scritto: "Cari giurati, questa volta l’avete fatta grossa".

Giovanni Bogani

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