Venerdì 19 Aprile 2024

"Dall’Ariston al cinema, facciamo Splash!"

Colapesce e Dimartino tornano al Festival due anni dopo “Musica leggerissima“. E il 20 febbraio esce il loro road movie siciliano

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di Andrea Spinelli

C’è qualcosa di Modugno in quei campi sconfinati "che si arrendono alla sera" battuti dal vento che "arpeggia una ringhiera" raccontati da Colapesce e Dimartino in Splash!, il brano con cui si ripresentano a Sanremo due anni dopo l’exploit di Musica leggerissima. Ma ci sono pure delusioni e solitudini vicine a quelle di Tenco in un refrain che lamenta "io lavoro per non stare con te, preferisco il rumore delle metro affollate a quello del mare". E poi quel tuffo finale verso la libertà che ricorda da vicino l’uomo in frack.

A Sanremo nel ’72 Modugno in Un calcio alla città esortava a fuggire dalla routine, mentre il protagonista della vostra canzone è un soccombente.

Dimartino: "Teniamo molto all’argomento di Splash!; viviamo un momento storico in cui la gente si carica di lavoro per evitare di vivere. Nel pezzo c’è indubbiamente un rimando a un certo tipo di cantautorato a noi familiare, ma non facciamo del citazionismo tout court, provando piuttosto ad avvicinare certi concetti usando una ‘forma canzone’ accessibile. Un po’ quel che faceva Musica leggerissima nel parlare di depressione, anche se ci siamo guardati bene dal cercare un sequel di quel pezzo fortunato perché sarebbe stato un errore".

Colapesce: "Splash! ha degli elementi di ‘disturbo’ che consideriamo positivi. Se il testo tocca sensibilità diverse vuol dire che la canzone d’autore ha ancora un suo spazio in questa contemporaneità. La forza del pezzo è probabilmente quella di schierarsi, di prendere una posizione chiarissima davanti a un fenomeno dei nostri giorni".

Ci sono grandi aspettative per il vostro ritorno al Festival.

Colapesce: "La presenza all’Ariston coincide con l’uscita del nostro primo film, che si chiude proprio con Splash!, per questo ci è sembrata la vetrina ideale per presentarlo. Ci crediamo tantissimo".

Due anni fa siete apparsi un po’ spiazzati, ora avete preso le misure di quel palco?

Dimartino: "Nel 2021 ci esibivamo in un teatro vuoto davanti a dei palloncini, una situazione emotivamente difficile, estraniante. Farlo con degli spettatori vivi sarà un’altra cosa, pur sapendo che dietro la telecamera ci sono milioni di persone".

Colapesce: "C’è la zia che ti giudica da casa".

Nella facciata b di Splash! c’è Cose da pazzi attinto dalla serie video The bad guy

Dimartino: "Quel pezzo l’abbiamo scritto prima della colonna sonora del nostro film. The bad guy è una serie che dice qualcosa di diverso rispetto alla narrazione cinematografica fatta in questi anni della Sicilia e della mafia, quindi esserci è un grande onore".

A proposito di mafia, con la cattura di Messina Denaro è iniziato un nuovo giorno?

Dimartino: "Se per trent’anni un latitante del suo peso ha potuto vivere indisturbato, forse dovremmo porci delle domande. E se le dovrebbe porre innanzitutto lo Stato. Questo arresto mi ha riportato alla mente quello di Totò Riina trent’anni fa, quando ero ancora alle elementari: la maestra ci disse che era stato catturato il capo dei capi e noi bambini pensammo che di lì a poco la mafia sarebbe scomparsa. Beata ingenuità".

Il 20 febbraio debuttate al cinema con un road movie, La primavera della mia vita...

Colapesce: "Antonio è palermitano, io siracusano, e quindi ci è venuta l’idea di compiere il viaggio fra le due città in un crescendo di situazioni che ci offrono il pretesto per raccontare le nostre personalità, le nostre debolezze, le nostre paure, estremizzando pregi e difetti dei nostri caratteri. Insomma, interpretiamo una versione metaverso di noi stessi, con continui rimandi al cinema americano. Una vera e propria favola, anzi un ‘dramedy’ in bilico tra dramma e commedia".

Riferimenti?

Colapesce: "Ci piace moltissimo il finlandese Aki Kaurismäki, ma anche Jim Jarmusch, Wes Anderson o quei Ciprì e Maresco capaci di raccontare Palermo e la Sicilia in maniera molto più acuta e viscerale di tante fiction sulla mafia".

Rifareste Toy boy, il “tormentino“ con Ornella Vanoni?

Colapesce: "Poter lavorare con Ornella (e con Luca Guadagnino per il video) è stato un privilegio umano, ma anche artistico". Lei vi definisce "tristi e carini", concordate?

Colapesce: "Sul ‘tristi’ di sicuro, ‘carini’ parliamone".

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