Dagli Uffizi a Forlì, l’arte celebra il Poeta

Pontormo e Michelangelo: capolavori del museo fiorentino in trasferta nel 2021 per una grande mostra su Dante. A 700 anni dalla morte.

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di Olga Mugnaini

In fuga dalla Toscana, Dante raggiunge la Romagna e a Forlì trova l’appoggio di Scarpetta Ordelaffi – vir nobilis et ghibellinorum in Forlivio princeps – che nel marzo del 1303 accoglie l’esule e gli assegna l’incarico di epistolarum dictator, ossia una sorta di consigliere speciale.

Ed è proprio da Forlì che l’anno prossimo, nei 700 anni dalla morte del Sommo Poeta, inizieranno di fatto le celebrazioni dedicate all’Alighieri, con un programma che coinvolgerà numerose città d’Italia. Un anniversario che si vorrebbe onorare nel segno dell’unità nazionale, ricordando che il padre della lingua italiana è patrimonio di tutti, senza divisioni di campanile.

È con questo intento che ieri alla Galleria degli Uffizi è stata presentata la mostra Dante, la visione dell’arte, che sarà inaugurata il prossimo 12 marzo (fino al 4 luglio 2021) nel museo San Domenico di Forlì.

L’esposizione sarà realizzata dal museo fiorentino, che presterà numerose opere, insieme alla Fondazione Cassa dei Risparmio di Forlì, con due curatori di eccezione quali Antonio Paolucci e Fernando Mazzocca.

Per questo progetto, ideato dal direttore degli Uffizi Eike Schmidt, arriveranno opere da tutto il mondo, ma da Firenze in particolare partiranno affreschi, dipinti, disegni, busti marmorei. Come ad esempio il ritratto di Dante Alighieri e quello di Farinata degli Uberti di Andrea del Castagno, di solito non visibili in Galleria perché sistemati negli spazi della chiesa di San Pier Scheraggio, inclusa nell’edificio degli Uffizi ma non accessibile al pubblico: proprio in questo spazio si riuniva il Consiglio di cui faceva parte anche Dante.

Nell’esposizione forlivese si vedrà anche un altro ritratto di Dante, quello dipinto da Cristofano dell’Altissimo per la serie commissionata da Cosimo I de’ Medici dedicata agli uomini illustri. Ci sarà la Cacciata dal Paradiso terrestre di Pontormo e persino un sublime disegno di Michelangelo che ritrae un dannato nell’Inferno della Divina Commedia, oltre a una scelta di pregiatissimi disegni di Federico Zuccari per l’edizione cinquecentesca illustrata del testo. E ancora un busto marmoreo di Virgilio, realizzato dallo scultore settecentesco Carlo Albacini, e una delle più recenti acquisizioni delle Gallerie degli Uffizi, la tela ottocentesca del protoromantico toscano Nicola Monti intitolata Francesca da Rimini all’Inferno.

La selezione ha l’intento di creare un momento di riflessione complessivo sulla figura del poeta, simbolo dell’Italia, e sul suo immenso lascito, in una visione unica tra linguaggio dell’arte e figura letteraria.

"Dante è di tutti gli italiani e anche volano dell’Italia nel mondo e per questo motivo è importante celebrarlo insieme e non ognuno per sé – ha detto Eike Schmidt –. Per questo motivo la grande mostra a lui dedicata si svolgerà a Forlì, che si trova più o meno a metà strada tra Firenze, città di nascita, e Ravenna, che tuttora conserva le sue ossa. Questo è un luogo simbolico per dimostrare anche l’unità dell’Italia, nella celebrazione del Sommo Poeta".

E a proposito di ossa, il sindaco di Ravenna, Michele De Pascale, è stato ancora una volta molto chiaro: le spoglie di Dante restano dove sono, nella tomba della città dei mosaici.

"C’è un’opportunità straordinaria data dei 700 anni della scomparsa di Dante Alighieri– ha aggiunto il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini –. C’è una storia che lega con un filo rosso Firenze, Ravenna e viceversa questa mostra dedicata a Dante è una grande occasione per sfruttare una relazione e contribuire al rilancio del turismo nel nostro Paese".

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