Dacia Maraini: "Non si distingue più tra realtà e finzione. E tanti fomentano odio"

La riflessione della scrittrice: "Siamo in una cultura della virtualità. Ogni azione sembra avvenire su un palcoscenico: perciò fotografiamo"

La scrittrice Dacia Maraini

La scrittrice Dacia Maraini

Roma, 31 luglio 2022  "Quello che ha colpito di questo orribile caso non è soltanto la violenza di un operaio italiano su un inerme nigeriano, ma il fatto che il caso sia avvenuto in pieno giorno, in una strada affollata e che la gente si sia fermata a filmare e fotografare senza intervenire. La violenza dell’operaio è orribile e non può che essere condannata. È un vero e proprio omicidio. Ma c’è un’altra violenza imperdonabile: quella di coloro che hanno guardato senza intervenire. Secondo me questa seconda violenza deriva dal fatto che siamo precipitati dentro una cultura della virtualità. Non riusciamo più a distinguere la recita dalla realtà. Ogni azione sembra avvenire su un palcoscenico e davanti a un palcoscenico cosa fanno gli spettatori? Guardano e fotografano".

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Riflette la scrittrice Dacia Maraini, all’indomani dell’omicidio avvenuto a Civitanova. Chi pagherà per tutto questo? E non è la domanda gridata di chi vuole i colpevoli inchiodati a punizioni esemplari, è la domanda malinconica di chi sa come vanno queste cose: un po’ di strepito, qualche giorno di indignazione e poi si gira pagina.

Maraini, pare che questo video l’abbia fatto una minorenne: paura a denunciare o voleva documentare il fatto? Perché questo bisogno? "Da quello che si sa, sono stati in molti a fotografare. La ragazzina ha fatto il video, ma tanti atri hanno fotografato. Una cosa simile è successa l’anno scorso. Di fronte a un ristorante una donna si è data fuoco e i clienti sono usciti per fotografare. Solo un uomo si è precipitato cercando di aiutarla. La cosa mi aveva fatto lo stesso effetto del caso di oggi. Come ho detto, stiamo diventando tutti spettatori, dimenticando che non siamo davanti a uno spettacolo ma a una realtà. Ho provato disgusto e indignazione, come la provo adesso".

Violenza in pieno giorno e menefreghismo di troppe persone. "Qualche volta ci vediamo come testimoni e quasi quasi il dovere di testimonianza ci sembra doverosa. Ma la testimonianza separata dal senso di solidarietà è indice di schizofrenia. La stessa cosa secondo me avviene quando le persone decidono di non votare. Come se ciò che avviene nel Paese non li riguardasse. La politica diventa uno spettacolo da osservare con ironia e a volte con disprezzo, senza tenere conto che i politici votati poi ci governano e decidono del nostro vivere quotidiano e del futuro dei nostri figli".

Moravia ha scritto ’Gli Indifferenti’: è attuale il suo messaggio? "L’indifferenza di cui racconta Moravia è un’altra cosa. Nel suo bellissimo romanzo il protagonista Michele vorrebbe agire contro la prepotenza e la corruzione che lo indignano, ma non ce la fa, perché il suo rapporto con la realtà è di tipo amletico. Non manca la solidarietà ma manca l’amore per la vita. Si tratta di una indifferenza esistenziale, mentre a me pare che questa di oggi sia una indifferenza diversa, da confusione, dal non sapere piu distinguere la realtà dalla finzione".

Si mettono insieme una serie di cose, comprese povertà e il disprezzo per questa. "Non so se c’entri la povertà. Probabilmente in questo caso credo, invece, che c’entri il razzismo. L’uomo bianco si sente spesso superiore al nero e si crede in diritto di punirlo per ogni parola che dice. Crede sinceramente di avere diritto a maltrattarlo".

Anche se pare che il fatto razziale non c’entri, non è il primo caso in Italia di un nero massacrato. "Le immagini mi hanno fatto pensare a un altro fatto accaduto recentemente: l’uomo nero George Floyd ucciso dal poliziotto bianco Derek Chauvin. Nelle immagini anche confuse del caso italiano, si scorgono le ginocchia potenti dell’aggressore che tengono inchiodato a terra il collo del povero africano. Anche nel caso americano la gente non è intervenuta, ma si trattava di un poliziotto. Qui invece si trattava di un pesante in calzoncini ed è gravissimo che nessuno sia intervenuto. Dobbiamo sinceramente interrogarci su che cosa sia successo delle parole di Cristo di cui ci riempiamo la bocca, la cui immagine portiamo anche al collo legata a una catenina. Ci diciamo cristiani, ci diciamo democratici, ma non ci comportiamo da tali. Spero di vedere in Italia la stessa indignazione e la stessa rivolta etica che il caso Floyd ha suscitato in America".

Nel video c’è anche un uomo col cane che si volta, come se la cosa non lo riguardasse. "Posso capire che un passante distratto, che ha appena sfiorato il caso, abbia pensato a una zuffa e non abbia voluto intervenire. Ma chi era lì fin dall’inizio, chi ha tirato fuori il cellulare per fotografare, non può dire di avere pensato solo a una rissa. I presenti hanno visto che l’uomo prima colpiva con la stampella e poi coi pugni, fino a uccidere".

Maraini, esiste secondo lei una politica che fomenta odio e indifferenza? "Non solo una politica, ma anche giornali, televisioni, radio, per non parlare dei social. Ci si mettono in tanti a soffiare sul fuoco. Contro gli immigrati, contro i neri che scappano dalla guerra e dalla siccità, contro i deboli, e purtroppo dobbiamo aggiungere, contro le donne, la cronaca ce lo racconta tutti i giorni. Certamente chi ci guida, chi sta dentro le istituzioni in generale non dà un buon esempio. Gli insulti, le violenze, l’aggressività, le insinuazioni, le false notizie, le scelte dei capri espiatori, non aiutano i giovani. Chi dovrebbe dare esempio di equilibrio e responsabilità, spesso non si rende conto del pessimo esempio che diffonde".