Mercoledì 24 Aprile 2024

Da Siouxsie a Mercoledì: la seconda vita Dark

Quarant’anni fa il rock “oscuro“ e pessimista dava voce a una generazione di outsider. Oggi conquista i ragazzini, grazie a serie tv e TikTok

Jenna Ortega, eroina dark della serie tv Mercoledì

Jenna Ortega, eroina dark della serie tv Mercoledì

Erano i pessimisti che guardavano con scetticismo al futuro. Eppure dopo quarant’anni i protagonisti della prima ondata di musica gotica, dark e new wave sono – quasi tutti – ancora qua. Per restare. Grazie a popolari serie tv, video virali su Tik Tok e ad altri fenomeni della cultura pop contemporanea, la musica gotica vive una nuova giovinezza. Il tutto dopo aver ottenuto una piena legittimazione artistica, come testimoniano i musei dedicati al genere a Las Vegas e Leicester. Per non parlare della mostra sulla cultura dark di Dino Ignani lo scorso anno a Firenze. Una serie di opere che raccontano un fenomeno di costume che ha raggiunto vette di popolarità imprevedibili. Non è un caso che stasera al teatro degli Arcimboldi di Milano il concerto della regina del genere, Siouxsie and the Banshees, sia tutto esaurito da mesi. Con i biglietti venduti in meno di ventiquattro ore.

Il termine gotico in ambito musicale viene utilizzato per primo, a fine anni Sessanta, dal critico John Stickney per etichettare i Doors. I primi dischi dark, però, sono quelli di Nico, la musa di Lou Reed. Il genere che conosciamo oggi nasce in seguito all’esplosione del punk, che unito ai tratti più oscuri e sognanti del goth dà vita alla new wave. Cure, Smiths, Siouxsie, Depeche Mode, Soft Cell, Echo and The Bunnymen, Bauhaus, Pil. Sono solo alcuni dei grandi artisti nati alla fine degli anni Settanta, in grado di dare voce a emarginati e oppositori della cultura di massa dell’epoca. Gruppi ancora oggi in salute, come testimonia il festival del prossimo 20 maggio a Pasadena.

A un certo punto, però, arriva la trasformazione del fenomeno gotico. Da costume che divideva dalla massa e rappresentava gli outsider, si passa a qualcosa di più fluido e generalista, ma non per questo meno potente. Quest’evoluzione nasce dai creativi di oggi, cresciuti con queste sonorità che ripropongono nei loro prodotti multimediali, affascinando milioni di ragazzini.

Dalla colonna sonora di Stranger things (la quarta stagione si chiude proprio con una sparatissima, “terrorizzante“ Spellbound di Siouxsie), fino al balletto di Mercoledì Addams su un pezzo dei Cramps, Goo goo muck, sono diverse le serie tv e i film che negli ultimi anni hanno rispolverato la new wave: per fare altri esempi, in 13, tra i Cure e i New Order, la popstar Selena Gomez coverizza Only you degli Yazoo, mentre anche nel più tetro degli episodi interattivi della serie distopica Black Mirror trova spazio un brano come Panic degli Smiths. Senza dimenticare l’’apripista’ film di Paolo Sorrentino del 2011 This Must Be the Place in cui non solo i Talking Heads la fanno da padrone nella colonna sonora (e nel 2014, ricevendo l’Oscar per La grande bellezza, Sorrentino ringraziò le sue muse Fellini, Scorsese, Maradona e la band di David Byrne), e in più il protagonista Sean Penn è una sorta di sosia di Robert Smith dei Cure. O l’ultimo film di Guadagnino Bones and All in cui a risuonare, in uno dei momenti di massima intensità, sono i Joy Division. Fenomeni di massa che si aggiungono allo strapotere di Tik Tok, che influenza il gusto musicale dei ragazzi più di tutte le piattaforme di streaming. Un luogo democratico in cui anche i brani più oscuri hanno una chance di emergere. Ma non si tratta solo di creare e fruire contenuti virali sui social.

Se da un lato sono meno frequenti i raduni di persone truccate in stile gotico – con abbondante uso di cerone e cosmetici rigorosamente neri –, dall’altro la potenza di questa musica è proprio l’essere la perfetta colonna sonora dei tempi che corrono. Incertezza, instabilità economica, guerra, cambiamento climatico. Sono solo alcune delle sfide che le nuove generazioni si trovano a dover fronteggiare. La forza di questi artisti è proprio quella di riuscire a intercettare, seppur a più di quarant’anni di distanza, il malessere di questi ragazzi.

Ma non si tratta solo di testi e apparenze. Musicalmente quelle band hanno creato qualcosa di avanguardistico, ancora oggi al passo coi tempi. Una sperimentazione senza eguali, apprezzabile perché non elitaria. Forse i ragazzi si trovano affascinati da questi artisti perché sfoggiano una libertà espressiva che a loro, per varie ragioni, non è più concessa.

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