Da Paolino a Pablito: così Rossi entrò nel mito

La vedova racconta il documentario di Walter Veltroni sull’uomo che nel 1982 fece sognare un intero Paese

Paolo Rossi

Paolo Rossi

Si intitola 'È Stato tutto bello. Storia di Paolino e Pablito' ed è il film documentario che Walter Veltroni ha dedicato a Paolo Rossi, il grande calciatore scomparso nel 2020 all’età di 64 anni. Veltroni traccia un ritratto umano e sportivo del “Pablito“ nazionale, intervistando amici, familiari e compagni di squadra. Il film sarà nelle sale lunedì, martedì e mercoledì prossimi. Abbiamo chiesto un intervento a Federica Cappelletti, giornalista e moglie di Paolo. 

"Ho pianto, perché davvero è stato tutto bello". E nel film Walter è riuscito a tirare fuori il vero Paolo, a raccontarlo oltre la retorica. È andato più in là delle sue capacità di narratore. Con spirito da ricercatore ha saccheggiato archivi e cronache, spulciato i telefonini. Ha ascoltato gli amici, i parenti, i suoi compagni delle varie squadre in cui ha militato: prendendo da ognuno un pezzo di verità. Puntando al cuore, il film non rappresenta il campione ma l’uomo. E io ho ritrovato quell’uomo. Un Grande Uomo. Il mio Paolo. Mentre scorrevano le immagini mi è sembrato ancora di averlo accanto, così com’era e come sempre resterà. Mi ha rapito e catturato Paolino bambino, la sua infanzia, la parte di vita che più mi mancava. Ho sempre saputo e, oltre le parole, immaginato, che fosse stato un bambino felice. L’ho capito dalla sua serenità.

E viaggiando con Veltroni, per un anno, nei luoghi dove Paolo è cresciuto e ha vissuto felice con la sua famiglia, sono emerse le sue radici. Ho capito molte cose. Lui mi ha portato a vivere in un posto molto simile, dove abbiamo creato la nostra famiglia. In campagna. Un luogo impregnato di valori e principi, di cose vere, autentiche. Quando hanno parlato le nostre figlie, Mavi e Sofi, non sono riuscita a trattenere le lacrime: due bambine che mi hanno ridato forza e fatto tornare il sorriso. Le mie guerriere. Emozioni forti in un film che va dentro i sentimenti, racconta la bellezza dell’amore in tutte le sue forme. Quando ho sentito la voce di Paolo e l’ho rivisto, il cuore ha fatto le capriole. Il mio Paolo, sì, eccolo lì. Un uomo vero, sempre pronto a darsi agli altri con grande generosità. Paolino e Pablito: il grande sogno di un bambino.

Diventare un calciatore a livello importante. Tornava da scuola e correva all’oratorio di Prato, rompeva scarpette su scarpette, facendo arrabbiare mamma Amelia. Divideva la passione con il fratello Rossano che ha due anni più di lui. E che prima di lui è arrivato alla Juventus. Ma sarà una delusione il ritorno dopo due anni. Quando tocca a Paolo ha 16 anni. La Juventus. Per lui che andava col babbo sul Vespino a vedere la Fiorentina. Kurt Hamrin era il suo idolo. Il padre alla Cattolica Virtus chiese di sparare alto, una cifra che magari la Juve potesse rifiutare: voleva giocasse in viola. Ma la Juventus accettò. Carattere forte, quello di Paolo. Emerge tutta la sua determinazione nel film. Gli infortuni ai menischi, lui che casca e si rialza tante volte. Il prestito al Como, la panchina, il Vicenza dove esplode e va in Nazionale direttamente dalla serie B: uno dei pochi.

Si resta affascinati dalle figure che per Paolo sono state riferimenti importanti. Dal rapporto profondo con don Ajmo Petracchi che, alla Cattolica Virtus, ha avuto un ruolo fondamentale nella sua formazione: quando stava diventando un grande calciatore lui gli ricordava sempre di mantenere valori e princìpi, come all’inizio. Poi G.B. Fabbri che a Vicenza gli cambia ruolo e lo fa giocare da attaccante. E il mitico Bearzot che nel momento più delicato nella vita di Paolo gli sta vicino, gli crede e lo stimola a tornare lui. Pabilito.

Ringrazio Walter, la delicatezza con la quale ha trattato la storia di Paolo, la nostra storia, coinvolgendo anche le bambine. Ho scelto Veltroni e la Palomar fra tante proposte arrivate, volevo che si rispettasse la verità. Walter ha avuto un modo garbato, gentile e intelligente di affrontare le persone e di trattarne con cura i ricordi. E il docufilm restituisce la bellezza, i valori e l’amore di una persona che ho profondamenta amato e che amerò fino alla fine dei miei giorni. Paolo aveva il dono di trasformare tutto in magia, anche i momenti complicati e difficili. Quella magia che riesce a regalare anche adesso che non c’è più.