di Chiara Di Clemente Professor Lingiardi, chi è il narcisista? "Il narcisismo è un grande arcipelago". Da Ovidio ai selfie: leggendo Arcipelago N (Einaudi) scritto da Vittorio Lingiardi, psichiatra e psicoanalista, ordinario di Psicologia dinamica alla Sapienza di Roma, scopriamo che Narciso è dentro ognuno di noi, e di più: scopriamo anche che è ambiguo, e porta con sé non solo egoismo – l’incapacità di uscire dalla gabbia dell’io per rapportarsi con l’altro –, ma anche dolore: perché c’è una ferita che ha minato la sua anima. Nato nella notte dei tempi col destino segnato da Tiresia (vivrà solo "Si se non noverit", se riuscirà a non conoscersi), quel giovane che s’innamorò della propria immagine riflessa nell’acqua e di quest’amore morì per trasformarsi in fiore, ha attraversato – in mille mutevoli forme: gocce, torrenti e le attuali onde anomale – la storia dell’umanità, dell’arte e della psicanalisi, per arrivare a pervadere oggi la contemporaneità: Facebook, selfie, like, chirurgia estetica, esibizionismo e negazione se non sopraffazione dell’altro. Tanto che se Lasch alla vigilia degli edonistici anni ’80 parlava di cultura del narcisismo, oggi si potrebbe addirittura parlare di “cultura della psicopatia“. Professore, di che arcipelago parliamo? "Al suo centro c’è il cosiddetto “narcisismo sano”, che descriverei come una consapevolezza, capace di autocritica, del proprio valore; un amor proprio che ci sostiene senza spingerci a rivalità o attacchi invidiosi; la capacità di gioire delle nostre fortune ma anche di quelle degli altri; il saper dare importanza allo sguardo altrui senza dipenderne sempre. È anche saper provare gratitudine, capacità che al narcisista più problematico manca". E il narcisismo patologico? "Attorno al narcisismo benigno, si dispongono due costellazioni patologiche. Da una parte c’è chi ha un’immagine troppo negativa di sé, con sentimenti di inferiorità e impotenza: sono i narcisisti silenziosi, “covert”. Dall’altra c’è chi ha un’immagine troppo positiva ...
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