Da Mata Hari a 007: le spie non hanno più segreti

La mostra della Cinémathèque di Parigi celebra i miti del doppiogioco: i film hollywoodiani e gli armamentari (reali) più stravaganti

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di Giovanni

Serafini

Le spie non hanno più segreti. Per duemila anni – dai tempi di Giulio Cesare (che fu tra i primi a utilizzare agenti segreti) fino alla Guerra fredda negli anni Sessanta – hanno lavorato nell’ombra, invisibili, confusi nella massa. Protagonisti solitari del mondo occulto che si muove dietro le quinte, non potevano non affascinare scrittori e intellettuali, artisti e soprattutto registi cinematografici, da Fritz Lang a Hitchcock, da John Huston a Terence Young. Top secret, un’eccezionale mostra alla Cinémathèque di Parigi svela i loro segreti analizzando le storie (vere o inventate) di cui sono stati protagonisti: ci parla dei loro amori, dei trucchi adottati per non essere scoperti, delle armi sofisticate che hanno usato, della loro vita impossibile ed eccitante. Da Mata Hari a James Bond, dai primi film muti ai blockbusters attuali, un filo rosso lega cinema e spionaggio.

"James Bond non esiste, gli 007 che vediamo al cinema escono dalla fantasia di uno scrittore". Centinaia di manifesti, foto di scena, disegni, filmati, documenti rarissimi e oggetti insoliti prestati dai servizi antispionaggio di vari paesi ci accompagnano in un viaggio che attraversa i confini e gli oceani, dal Cremlino alla Casa Bianca, dal Medioriente all’America Latina.

Per i visitatori non mancano momenti di emozione quando riconoscono un oggetto che hanno visto in un film: per esempio le scarpe con lama telescopica di Rosa Klebb, l’aguzzina della Spectre. Chi ha dimenticato la sua espressione feroce nel secondo film con Sean Connery nei panni di James Bond, Dalla Russia con amore, uscito nel 1963?

Aggirarsi nelle sale della mostra significa fare una scoperta dopo l’altra. Ecco l’ombrello bulgaro con il suo meccanismo pneumatico segreto che spara proiettili avvelenati, identico a quello con cui nel 1978 venne assassinato a Londra lo scrittore dissidente Georgi Markov. Ecco i famigerati registratori usati dalla Stasi (ricordate Le vite degli altri?). Poco lontano sono esposti una sciarpa che nasconde una cinepresa in miniatura, una valigetta con gli accessori per cambiare faccia, una fiala di veleno datata 1917, un topo impagliato contenente dinamite, un cappello che cela un revolver, un rossetto stick che esplode appena lo si apre.

Non ci sono limiti alla fantasia quando si parla di spionaggio: ecco l’incredibile macchina elettromagnetica portatile "Enigma", utilizzata dalla Germania nazista per criptare i messaggi degli Alleati. Ritenuta inviolabile fino al 1943, diventò inutile quando il matematico britannico Alan Turing ne decifrò i codici: una scoperta che permise di decodificare 84 mila messaggi al mese e accorciò di due anni la durata della guerra.

Una sezione particolare della mostra è dedicata alle donne, spie pericolosissime cui venne affibbiato il nomignolo di "honey traps", "trappole di miele". La prima è Protea, investigatrice appassionata di jiu-jitsu, rivelata da un film muto girato nel 1913 da Victorin-Hippolyte Jasset. Due anni dopo tocca ad Irma Vep (anagramma di "vampiro"), donna d’azione in calzamaglia nera le cui avventure diedero vita a dieci film diretti da Louis Feuillade. Poi c’è la star delle star, la famosa Margaretha Geertruida Zelle detta Mata Hari, ballerina e cortigiana olandese fucilata per spionaggio il 15 ottobre 1917 a Vincennes: indimenticabile l’interpretazione che ne diede nel 1931 Greta Garbo nel film diretto da George Fitzmaurice.

Altri esempi formidabili di come seduzione e sesso siano armi quasi sempre invincibili, due grandi attrici che spie lo furono sul serio: Marlene Dietrich e Hedy Lamarr. La prima, immortalata dal film Agent X27 di Josef von Sternberg (1931), fu un agente segreto dell’Office of Strategic Services (OSS) americano. La chiamavano "Venere bionda" o "Angelo azzurro". Impegnata contro il nazismo fin dagli anni Trenta, Marlene partecipò in concreto alla seconda Guerra mondiale, correndo tutti i rischi. Non si limitava a intonare le note di Lili Marlene per sollevare il morale delle truppe americane: grazie alle sue fascinose attività, 8mila ebrei danesi sfuggirono alla cattura e trovarono salvezza in Svezia. Il che non impedì all’Fbi di sospettare che Marlene fosse in realtà un agente mascherato al servizio dei nazisti: aveva origini tedesche, no?

Seconda incredibile spia in gonnella del secolo scorso, l’austriaca Hedy Lamarr non fu solo una vamp diretta dai più grandi registi americani, ma anche un’appassionata di tecnica delle comunicazioni: inventò addirittura un sistema di messaggeria senza fili, con salto di frequenza, utilizzato ancor oggi dai militari e perfino dagli inventori del Wi-Fi e del Bluetooth.

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